Paolo Uccello

 Quanto Petrarca fu raffinato e originale nell’ado­perare le rime, Paolo Uccello fu gentile e leggiadro nell’ar­monizzare colori e linee.

Nato a Pratovecchio nel 1396 (o 1397) questo grande pittore fece i primi passi nell’arte con il Ghiberti, e svelò subito una spiccata personalità che lo portò ad un’arte tutta sua e particolarissima.

Egli affrontò in pittura tutti i problemi della prospettiva.   Ricordiamo fra i suoi capolavori le tre scene di battaglie che Paolo dipinse fra il 1456 e il 1460, per commemorare la rotta inflitta dai Fiorentini ai Senesi il 10 giugno 1432 nei pressi di S.Romano, la « Caccia notturna», le Storie della Genesi e il monumento a Giovanni Acuto, dipinto a fresco nel 1436 in S. Maria del Fiore.

Il   vero nome di Paolo era Paolo di Dono, ma per il suo grande amore per gli animali e particolarmente per gli uccelli che egli dipingeva con maestria e sensibilità profonde, venne chiamato Paolo Uccello.

Paolo Uccello morì a Firenze nel 1475.

Nella Vita di Paolo di Dono, detto Uccello (Firenze 1397-1475), il Vasari fornisce del pittore fiorentino un ritratto interessante. Mentre la prospettiva segna un “progresso” della pittura, l’eccesso di ricerca prospettica produce invece su Paolo una compressione dell’ingegno, nella dimostrazione di gratuite difficoltà nell’abuso complicato degli scorci. Al punto che Donatello avrebbe esclamato: « Eh, Paulo, questa tua prospettiva ti fa lasciare il certo per l’incerto ».

Scolaro dello Starnina e del Ghiberti, Paolo non rimase insensibile all’influsso di Gentile da Fabriano, del Pisanello, di Domenico Veneziano. Il significato irrealistico e cromaticamente prezioso di numerosi suoi dipinti, aderisce effettivamente più al “gotico internazionale”, — sia pure in situazione eccezionale, — che non al concreto rinnovamento rinascimentale (fanno eccezione il Monumento all’Acuto e le donatelliane Teste di profeti agli angoli dell’Orologio del Duomo fiorentino.

L’entusiasmo per i problemi prospettici, estremamente pronunciato nell’affresco del Diluvio e negli episodi della Battaglia di San Romano , si risolve in un fantastico, assurdo gioco geometrizzante da cui risulta una singolare ma poetica cristallografia cromatica delle forme. Condotto in base a fonti disparate, come recentemente è stato dimostrato (Parronchi), ma con metodi scientifici, lo studio della prospettiva assume dunque in Paolo Uccello un significato concretamente espressivo, che non riguarda cioè esclusivamente la sua disposizione culturale.

Il primo ricordo di Paolo Uccello è del 1407 quando egli era garzone nella bottega del Ghiberti. Si recò a Venezia nel 1425, ma sappiamo poco di questo primo soggiorno veneziano dell’artista. Nel Veneto ritornò nel 1445, e a Padova, nel tempo in cui vi lavorava Donatello, eseguiva i “Giganti” di Casa Vitaliani, in terretta verde, affreschi ormai perduti . Tornato a Firenze, fornisce i cartoni per le vetrate della Cupola (1434) e vi eseguisce altre opere, tra cui quelle che abbiamo avanti ricordato.