Quanto
Petrarca fu raffinato e originale nelladoperare le rime, Paolo Uccello fu gentile
e leggiadro nellarmonizzare colori e linee.
Nato a Pratovecchio
nel 1396 (o 1397) questo grande pittore
Egli affrontò in
pittura tutti i problemi della prospettiva.
Il vero nome di
Paolo era Paolo di Dono, ma per il suo grande amore per gli animali e particolarmente per
gli uccelli che egli dipingeva con maestria e sensibilità profonde, venne chiamato Paolo
Uccello.
Paolo Uccello morì a Firenze nel 1475.
Nella Vita di Paolo
di Dono, detto Uccello (Firenze 1397-1475), il Vasari fornisce del pittore fiorentino un
ritratto interessante. Mentre la prospettiva segna un progresso della pittura,
leccesso di ricerca prospettica produce invece su Paolo una compressione dellingegno,
nella dimostrazione di gratuite difficoltà nellabuso complicato degli scorci. Al
punto che Donatello avrebbe esclamato: « Eh, Paulo, questa tua prospettiva ti fa lasciare
il certo per lincerto ».
Scolaro dello
Starnina e del Ghiberti, Paolo non rimase insensibile allinflusso di Gentile da
Fabriano, del Pisanello, di Domenico Veneziano. Il significato irrealistico e
cromaticamente prezioso di numerosi suoi dipinti, aderisce effettivamente più al gotico
internazionale, sia pure in situazione eccezionale, che non al
concreto rinnovamento rinascimentale (fanno eccezione il Monumento allAcuto e le
donatelliane Teste di profeti agli angoli dellOrologio del Duomo fiorentino.
Lentusiasmo
per i problemi prospettici, estremamente pronunciato nellaffresco del Diluvio e
negli episodi della Battaglia di San Romano , si risolve in un fantastico, assurdo gioco
geometrizzante da cui risulta una singolare ma poetica cristallografia cromatica delle
forme. Condotto in base a fonti disparate, come recentemente è stato dimostrato
(Parronchi), ma con metodi scientifici, lo studio della prospettiva assume dunque in Paolo
Uccello un significato concretamente espressivo, che non riguarda cioè esclusivamente la
sua disposizione culturale.
Il primo ricordo di
Paolo Uccello è del 1407 quando egli era garzone nella bottega del Ghiberti. Si recò a
Venezia nel 1425, ma sappiamo poco di questo primo soggiorno veneziano dellartista.
Nel Veneto ritornò nel 1445, e a Padova, nel tempo in cui vi lavorava Donatello, eseguiva
i Giganti di Casa Vitaliani, in terretta verde, affreschi ormai perduti .
Tornato a Firenze, fornisce i cartoni per le vetrate della Cupola (1434) e vi eseguisce
altre opere, tra cui quelle che abbiamo avanti ricordato.