Articolo apparso sulla Rivista Il Pendolo.- Numero 0- anno 2006- pp.41-42

 

L’EROTISMO ONIRICO DELLA FOTOGRAFIA

HELMUT NEWTON

Prof. Massimiliano Badiali

Inaugurata a Milano il 25 febbraio 2006, la mostra Sex and Landscapes al Palazzo Reale di Milano espone 90 opere artistiche del fotografo Helmut Newton: dall’erotismo e dalla seduzione del corpo femminile ai paesaggi urbani, marini, alle foto di edifici e o interni che offrono uno sguardo sull'opera meno conosciuta e più intimista del grande fotografo.. Curata dalla moglie Alice Springs, la rassegna espone dei nudi di donna ad alto tasso provocatorio per il tempo, poiché l’interesse per il corpo femminile, non è come asserito da molti critici, dettato da voyeurismo, ma è quasi un’ossessione estetica, una ricerca istintiva di un nuovo modello socio-culturale in un periodo in cui l'emancipazione sessuale era ancora un tabù. “Il suo stile, e scelte rappresentative- come scrive Philippe Garner- è un’esplosiva formula di sesso e drammaticità teatrale che, con ambiguità, sfiora il paradosso e l’ironia. Singole immagini come mini-storie, sintetiche e perfettamente concluse, sono la caratteristica peculiare di questo maestro dell’invenzione libera e sfrenata” . E quando l'erotismo si colora di suggestioni sado-masochiste, è l’occhio dell’artista che fotografa sul filo della bellezza onirica il dolore che ha vissuto nella sua esperienza esistenziale e biografica: ed è qui che l’obiettivo del suo scatto si manifesta nell’agonia del pianto, nel bianco e nero della noia esistenziale.

Nato a Berlino nel 1920, Helmut Neustadter iniziò la carriera fotografica a 16 anni come apprendista nell'atelier della fotografa di moda Elsa Simon (Yva), ma, figlio di industriali ebrei fu presto costretto a fuggire dalla Germania per salvarsi dalle persecuzioni razziali. Questa esperienza di esclusione razziale influì nella sua vita, poiché, giunto in Australia dove si rifugiò per sfuggire alle persecuzioni naziste, sentì il bisogno di cambiare il suo cognome in Newton per una duplice ragione: per primo per sfuggire inconsciamente alla propria identità anagrafica, e poi per innalzare il suo nome ad innovatore e inventore della fotografia contemporanea, quel processo di rivoluzione che l’omonimo predecessore aveva compiuto in astronomia.  La rivoluzione fotografica newtoniana ebbe inizio con  le fotografie di personalità dello spettacolo e della cultura.  Conteso dalle maggiori riviste femminili (Vogue, Elle, Marie Claire), Helmut Newton ha dedicato tutta una vita ad osservare, ricostruire e registrare immagini. Si è sempre vantato di essere «una pistola in affitto», un fotografo commerciale che ha raggiunto il grande pubblico dalle pagine delle riviste, poiché si guadanò la fama lavorando per la moda, seducendo attraverso l’eleganza, le provocazioni sessuali, il glamour e la stravaganza dei suoi ritratti di belle donne. Animato da una ispirazione sensuale a livello fotografico, procedette alle fotografie artistiche dei ' Big Nudes', ovvero ai ritratti a grandezza naturale di donne bionde e corpulente, naturalmente svestite.

 

La sua celebrità lo portò ad immortalare le dive più famose, da Ava Gardner a Catherine Deneuve a Madonna, nonchè personaggi politici come Helmut Kohl o Margareth Thatcher.

 

Helmut Newton si è anche distinto per l’impegno sociale, nel 2003 ha offerto le sue foto, più importanti, che ritraggono nudi femminili a “Reporter senza frontiere” (associazione che si batte per i diritti dei giornalisti perseguitati in tutto il mondo) che ha pubblicato le foto in un volume intitolato “Helmut Newton per la libertà di stampa” il cui ricavato dalla vendita è destinato a sostenere i giornalisti incarcerati. Helmut Newton è morto a Los Angeles nel 2004 a ottantatre anni di incidente stradale.

 La sua immensa curiosità visiva e visuale non lo portava ad essere interessato ad un solo tema, poiché qualsiasi soggetto poteva assumere importanza per la sua lunga esplorazione fotografica, ma a trasformare con la sua arma più forte l'obiettivo fotografico il mondo umano e naturale: ecco perchè le sue foto appaiono all’unisono piccanti e sentimentali, poichè Helmut fotografava sempre tutto ciò che l’affascinava. Come confessava a l'école francaise a Roma il 29 aprile 1993:  "Sono sempre stato dietro ad una macchina fotografica, e ormai non credo più di poter vivere senza di lei" . La sua macchina possedeva un obbiettivo interno quello del cuore e della mente dell’artista che ritraeva nudi femminili e luoghi avvolti da una luce misteriosa, che non era nient’altro che il mondo metafisico o delle idee .  Attraverso la sua ossessione per lo scatto, ha ricostituito il mondo dalla prospettiva del mistero dell’esistenza nel suo peregrinante pullulare. La fotografia era per lui un processo di infinita ricerca, anche se non volle mai ammetterlo, tanto che affermava alla moglie di vendere e affittare il suo talento a chi pagava di più.  In verità l’arte era inscritta nel suo animo come evidente dall’intervista à l’école française: "Rispondo sempre alo stesso modo a questa domanda, faccio quello che hanno fatto da sempre gli scultori, i pittori ed anche i primi fotografi. Nel Medioevo non sceglievano certo una donna brutta;
in realtà sono passati i secoli, ma nulla è cambiato.
A me piace l'idea della donna come oggetto sessuale, mi è sempre piaciuta, mi attira,
anche se dal punto di vista sociale ritengo di essere un femminista”. Helmut Newton ha quindi saputo sdoganare con abilità il nudo femminile dal territorio dell’osceno, aprendo definitivamente una strada ormai battuta da molti. Di natura idealista, le esperienze del passato lo avevano così segnato da impedirgli di ammettere che ritraeva la realtà per renderla sogno. Le sue opere, che appaiono ad una prima visione, espressione di una sensualità espressa in forme crudeli ed ossessive, sono, invece,  donne e modelle che fanno sognare non solo per la loro bellezza o per le pose dichiaratamente sensuali, perchè rendono l’erotismo qualcosa di unico e straordinario. 

Come evidenzia il critico Umberto Mancini: “Qualcuno potrebbe contestargli la non spontaneità dei suoi scatti, ma e’ proprio questa la forza delle sue immagini: costruire sogni che poi si materializzano attraverso la pellicola. Usa prevalentemente il bianco e nero proprio per questo: per rendere il corpo misterioso, altero e fa scaturire in ognuno di noi il desiderio di scoprire mondi sconosciuti”. La critica ha letto in modo fuorviante le sue affermazioni provocatorie, poiché Helmut affermò che: “in fotografia ci sono due parole volgari: la prima è arte, la seconda è buon gusto. La bellezza è intelligenza. E il fascino non ha nulla a che fare con il denaro." E’ questa sicuramente il suo lascito: l’arte tradizionale ha esaurito la sua originalità, poiché è rimasta legata al preconcetto classico del buon gusto, che impedisce che  essa sia straordinaria e un’ esperienza assolutamente unica ed irripetibile. Insomma dietro foto apparentemente erotiche si nasconde, sicuramente, un artista straordinario ed unico che in molti cercano ed hanno cercato inutilmente di imitare. In un monito provocatoriamente ironico asserisce: “Io sono superficiale, le mie immagini non sono profonde, non sono un fotografo impegnato, amo tutto ciò che è artificiale, bello, divertente. Il buon gusto è l’antimoda, l’antifoto, l’antidonna e l’antierotismo! La volgarità è vita, divertimento, voglia di reazioni estreme”.  Ma in verità il suo erotismo non è l’esaltazione della superficialità, spinta alle estreme conseguenze, ma il grande effetto plastico di una metafisica del corpo femminile. L’eterna musa delle opere di Helmut Newton è la figura femminile, oggetto di desiderio carnale. La donna estatica di Hemut Newrton è una Circe consapevole di essere maga carnefice capace di intrappolare l’uomo nell’isola della lussuria e del mistero. Un erotismo che sembra sfociare in sadomasochismo e feticismo, ma che diviene sempre più icona di un ideale supremo di bellezza, espressione al contempo e consolazione del tormentato male di vivere dell’artista.

Ciò che appare evidente è la ricerca di un’assoluta intensità di espressione, di un’assoluta sincerità, sempre individuata nell’efficacia dell’astrazione creativa e visionaria: la stessa sensualità dei suoi nudi è trascesa in un senso quasi mistico di purezza, che rende Helmut Newton il Modigliani della fotografia.