IL FASCISMO E LA CULTURA CATTOLICA

 

Massimiliano Badiali

 

Nei primi anni del dopoguerra prese corpo in Italia, fino a giungere alla conquista del potere ed all'instaurazione di una dittatura, una nuova forza politica: il fascismo.

Il regime fascista proponendosi dapprima come difensore della Patria e restauratore della dignità nazionale e poi ben presto proclamando la perfetta identità fra se stesso e lo stato, non doveva lasciare scampo ad alcuna forma di opposizione diretta.

Assodata la soppressione di ogni dissenso non restava, a livello culturale, che l'adeguamento alla linea del Littorio, la fedele circolazione entro la sua orbita e il non intervento o il disimpegno e l'appartamento, nella stanza letteraria, musicale, artistica.

La poderosa manovra monopolizzatrice dello stato italiano totalitario nei confronti delle libertà sociali ed ideologiche, costrinse ad omologarsi ed ad accettare le obbligazioni del Regime.

Il discorso sulle origini del fascismo è complesso: è necessario però rilevare che esso nasce dalla crisi dello stato liberale. Di certo il fascismo subì e forse ebbe la sua matrice ideologica nel sindacalismo rivoluzionario di Alceste De Ambris, nella utopia populista dell'impresa di D’Annunzio, nella cultura futurista di Marinetti con l’esaltazione della violenza e della velocità.

Il fascismo rivoluzionario si oppose al fascismo, che sposò le tesi più tradizionali : dell’esaltazione della patria e della cristianità. Il fascismo nacque e seppe sfruttare le tendenze illiberali ed antidemocratiche già presenti nella cultura del Novecento, diffusasi in vasti settori della media e piccola borghesia, percorsi da una vasta crisi di identità e di sbandamento. Il fascismo fu sostenuto anche dalle classi conservatrici. Gli storici distinguono due fasi all'interno del fascismo : quella liberale, in cui il fascismo si avvicinò al pensiero gentiliano (1922-1929), e quella cattolico-reazionaria che culminò con i Patti Lateranensi ( dal 1929 al 1940).

MA se nei primi anni del regime fascista (1922-25), la libertà era tollerata, il 25 Dicembre del '25 la cultura antifascista e la libertà di stampa sono vietate dalle leggi eccezionali sulla Stampa. Secondo la formula mussoliniana di "tutto nello Stato, niente fuori dello Stato, nulla contro lo Stato" la cultura subì attraverso auna serie di operazioni una progressiva fascistizzazione; la fascistizzazione integrale della stampa non tese ad eliminare, ma, a fascistizzare i quotidiani: del Corriere deIla Sera e deIla Stampa , per esempio , furono modificate integralmente le linee.

All'interno di questo nuovo stato vi fu un’opposizione ovviamente non palese di quegli intellettuali che, oppostisi all’inizio al fascismo, avevano aderito al Manifesto dell’intellettuale antifascista di Croce in risposta Manifesto dell’intellettuale fascista di Gentile.

All'interno delI’ideologia fascista nacquero due correnti di pensiero. Da una parte c’erano i revisionisti o movimento di Stracittà (come il Bottai o il Bontempelli direttori rispettivamente di Critica Fascista e di Novecento), che caratterizzarono il pensiero della prima fase del fascismo : nello stesso filone di Gentile volevano la trasformazione del fascismo in stato, la creazione di una classe dirigente, non ripudiando culturalmente la tradizione liberale e il pensiero idealistico di Croce e Gentile e l’interesse per la cultura europea; ritenevano, tout court, lo stato fascista come la naturale prosecuzione del liberalismo.

Dall’altra vi erano gli intransigenti o rivoluzionari chiamati anche Strapaese come Suckert-Malaparte che nella Conquista dello Stato si opponeva contro il gentilianesimo e contro "la vile e dispersa famiglia degli intellettuali"; quest'ultimo movimento, in risposta al fascismo revizionista di stampo europeistico , si collegava alla tematica del fascismo provinciale e squadrista in merito alla organizzazione culturale, che doveva basarsi sulla restaurazione dell'antico ordine classico, del cattolicesimo e della latinità.

All'interno di questa polemica fra fascismo revisionista di cui la rivista esponente e' Novecento di Bontempelli che sosteneva una cultura europeistica (la rivista infatti era scritta in francese ) e il fascismo squadrista e rivoluzionario raccolto intorno al Selvaggio di Maccari a Colle Val d'Elsa e l'Italiano dì Longanesi a Bologna.

Gli intellettuali antifascisti sì chiudono nella letteratura, nell’arte e nella musica come rifugio , come nicchia in cui proseguire la civiltà , colpita dalla dittatura, in aperto e comodo disimpegno. Le riviste letterarie come la romana Ronda di Cardarelli e Bacchelli che si rifa' al classicismo o la fiorentina Solaria "centro eretico d’intelligenze"(G..Luti), tramite la quale sì ha la rivalutazione del romanzo e la scoperta di Svevo e di Tozzi come grandi scrittori, sono l'esempio del disinteresse Politico e del monismo della letteratura. Anche Prezzolini, notissimo direttore della Voce, in Per una Società degli Apoti, si propone di fondare un partito degli intellettuali che si distacchi dalla contingenza storica.

Dopo il fallimento del movimento di Stracittà, il fascismo si avvicinò al cattolicesimo e optò nell’appoggio della mentalità di Strapaese.Il cattolicesimo e la Chiesa divennero per il fascismo un "instrumentum regni".

Verso la Chiesa Cattolica il fascismo fece una serie di gesti significativi di benevolenza talora più formali che sostanziali , ma non per questo meno graditi alle gerarchie ecclesiastiche. Ricolloca il crocifisso nelle scuole e negli ospedali , stabilisce con la riforma Gentile l'obbligo dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari ( anche se propedeutico alla filosofia) e introduce l'esame di stato. Sottopone a pressioni le minoranze religiose non cattoliche e salva dal fallimento le banche cattoliche. Assume in generale , un atteggiamento ufficiale di rispetto e deferenza verso la Chiesa, proprio quando più violente si facevano, le persecuzioni contro le organizzazioni del movimento cattolico e i sacerdoti antifascisti.

Lo scopo immediato di Mussolini era quello di dimostrare la inutilità del Partito Popolare e di valersi del ricatto e della violenza per vincere eventuali opposizioni della Chiesa e del Vaticano. Il congresso di Torino del Partito Popolare(Aprile 1923) che pure aveva alcuni uomini, nel governo Mussolini, ebbe una impronta antifascista, ( datagli da Sturzo e dalla sinistra di Donati). Ciò offrì l'occasione a Mussolini per licenziare i ministri del Partito Popolare, per esercitare pressioni sulla Senta Sede perché la liberasse dall'incomoda presenza di Sturzo ( che si dimise

da segretario del Partito ) e per agganciare alcuni uomini del mondo cattolico conservatore, staccatisi dal Partito Popolare: i clerico-fascistii,.

Una voIta liberatosi degli oppositori politici, il regime perseguitò apertamente gli intellettuali antifascisti ( Gobetti e Amendola morirono in seguito alle bastonature fasciste, altri furono costretti all'esilio (Sturzo, Togliatti, Terraccini e Salvemini).

Con il fallimento della filosofia gentiliana , il fascismo non avendo una base ideologica e consensuale forte, si spostò piano piano verso la Chiesa e il Cattolicesimo. Cercò così di usare la Chiesa, come schermo protettivo dietro cui mascherarsi.

L'11 Febbraio 1929 furono stipulati i Patti Lateranensi, con cui veniva risolta la lunga opposizione fra Stato Italiano e Chiesa, dopo la presa di Roma a cui era conseguito il Non Expedit" di Pio IX.

I Patti riconoscevano la sovranità e l'indipendenza del Papa : il concordato inoltre prevedeva le clausole di riconoscimento civile del matrimonio religioso, l'obbligo dell'insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole medie in quanto "fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica" il divieto ai sacerdoti apostati di insegnare nelle scuole pubbliche, il riconoscimento da parte statale delle organizzazioni d’Azione Cattolica in quanto esse svolgevano le attività, al di fuori di ogni partito politico.

Nel complesso i Patti Lateranensi attuarono una soluzione. Ma il trattato rappresentava una effettiva svolta rispetto alla tradizione liberale.

Per la Chiesa la Conciliazione significò la garanzia di un proprio spazio d’azione nell'uniforme ed oppressiva realtà dello Stato fascista. La Chiesa cosí sì garantì in Italia un posto di preminenza. Il papa Pio XI° riuscì a mantenere i rapporti con lo stato fascista in una situazione di continua tensione. Ma e' proprio a causa di questo Weltschaung cattolico che i cattolici tornarono ad esercitare e ad avere all'interno dello stato fascista un loro ruolo. Già la morte del nucleo eterogeneo della rivista letteraria più importante , la fìorentina Solaria, divisasi fra il gruppo dei letterati puri (Bonsanti , Montale , De Benedetti) e quelli cattolici ( Noventa, Carocci) porterà alla fondazione di una rivista letteraria importante: la Riforma Letteraria . Basterà segnalare che essa è tesa alla ricerca di tutta una linea di pensatori cattolici, come il Maritaine e si opponeva alla filosofia idealistica dì Croce e di Gentile. Così la proposta della rivista era classica e cattolica : "il compito dei cattolici è di combattere I’idealismo e questo debbono fare dimostrandone l'insufficienza teorica , la povertà momentanea di contenuto , l'infecondità culturale. Mi sia lecito aggiungere che nei cattolici in questa battaglia di italianità richiamiamo il posto di amore che è posto di sacrificio. Noi combattendo l’idealismo vogliamo fare opera del più puro, del più ideale amore per la patria"(Noventa 8 Dicembre 1930).

La cultura cattolica insisteva sulla polemica antidealistica e sulla ricerca di egemonia all’interno del regime. Il Selvaggio di Maccari è l’esempio più importante che dimostra come il connubio fra l’elemento cattolico, il regionalismo e il patriottismo si sposassero perfettamente. Il programma di Strapaese firmato Orso Bisorco rimandava all’amore per la terra e per il paese, al carattere rurale e paesano della gente italiana.

" Strapaese è una moda fascista di intendere la vita e l’arte: è la prima spedizione punitiva contro la torre d’avorio. Strapaese è eretto come baluardo contro le invasioni delle mode de4l pensiero straniero : amare la terra, il paese nostro, Signore Gesù"(Selvaggio n° 1924).

Un artista, il cui singolare temperamento combacia con le idee di Strapaese è Ottone Rosai (Firenze 1895-Ivrca 1957), che almeno, a partire dal primo dopoguerra fa muovere, la pittura entro il raggio angusto del quotidiano e del regionale. L’interesse per il mondo di Toscana si ricollega al Maccari : nei suoi quadri c’è l’interesse per quel mondo di proletari e sottoproletari dell’oltrearno. Un gusto popolaresco, il suo che riprende il purismo primitiveggiante, popolaresco toscano

La Firenze che Rosai rappresenta nelle sue opere non è quella umanistica,

dove l’uomo è «eroe» in quanto vincitore non per dono divino ma per la propria virtus, per la somma deile proprie qualità morali. E’ una Firenze povera, dimessa, popolata di oppressi, espressa mediante un colore fumoso, spesso sporco, triste. Nel clima trionfalistico dell'Italia fascista tra le due guerre, Rosai, che pure è stato interventista e fascista, va contro la corrente ufficiale: non esalta la grandezza, gli «immancabili destini di gloria della patria», ma narra la vita dell'Oltrarno fiorentino, entro vicoli bui e tortuosi dove le persone si incontrano e parlano, dove gli uomini giocano a carte, a toppa e suonano in piccoli concertini. Il clima di Rosai è piuttosto quello europeo post-espressionista, del bozzettismo vernacolare.

In questo filone si può ricollegare anche la Storia di Cristo di Papini in cui Gesù è un "Grande Rovesciatore e Supremo Paradossista", inclinando ad iuna visione ribellistica, ma al contempo rivoluzionaria del cattolicesimo.

Allo stesso modo, il senese Giuliottì scrive il Dizionario dell’uomo salvatico". Anche il romanziere Tozzi risente di questo clima culturale : "questo suo cattolicesimo diviene quasi patologico" nelle figure di suoi personaggi. Tozzi, senese (1883-1920), socialista anarchico da adolescente, approderà ad un cattolicesimo mistico ed aggressivo. Il suo terrore per Dio nasce dalla paura per la figura del padre : il Dio di Tozzi non è quello provvidenziale di Manzoni, ma un Dio che trasforma i propri figli in bestie. L’uomo nei romanzi di Tozzi è come una bestia in preda all’ansia, incapace di ragionare, che uccide senza pietà. Soprattutto sul capolavoro Con gli occhi chiusi (1912-1913) vorrei soffermare l'attenzione. Protagonista è Pietro; la donna verso cui è proteso si chiama Ghisola (che allude fonicamente all'isola, la « terra promessa », l'ideale).

Pietro è un recluso, un sequestrato, un imprigionato dietro quella frontiera degli occhi chiusi, tagliato fuori dalla realtà giudicabile della vita concreta, perché una malattia agli occhi l'ha provvisoriamente accecato. Guarisce dalla cecità fisica, ma gli resta una cecità psicologica: non vuol più vedere il mondo. Così il romanzo si pone come un resoconto di una realtà quale essa appare a chi non possiede i criteri razionali per vederla nei suoi concatenamenti naturalistici, nei suoi nessi causa-effetto. La sua irrifiutabilità oggettiva è spaventosa; è come se Tozzi attraverso Pietro ci dicesse che non vuol più vedere, e di conseguenza inventariare la realtà; decide anzi di chiudere gli occhi. Questo mistico della cabala, che sa che Dio, sentito come padre, ha infuso nell'uomo il bisogno di vedere, ma non lo strumento per farlo. La vita è allora un'attesa all'infinito. Lo stesso capita a Pietro, inetto, impotente, psicologicamente castrato (e, in un altro libro di Tozzi, Tre Croci, lo stesso accadrà ai tre fratelli protagonisti).

Anche il Convivium di Stefanini, rivista miIanese sosteneva la cosidetta rivendicatio che per questa interpretazione riconduceva tutto al cristianesimo origine e fondamento del pensiero moderno. Stefanini rivendicava nel Convìvium la sostanziale unità e discendenza fra Cristianesimo e pensiero moderno. Nel campo musicale Alfredo Casella, maturò la sua arte nel periodo fascista, e si avvicinò moltissimo a Strapaese. Il fine della sua musica era quello di seguire la semplicità lineare e la chiarezza. Riprese l’arte neoclassica, che celebrava il passato italiano. La sua musica fu volutamente mediterranea, rimandando a Scarlatti e soprattutto a Rossini. La sua arte fu soprattutto strumentale con ritorno alle vecchie forme italiane sei-settecentesche. Di lui ricordiamo : Italia, Elegia eroica, Pagine di Guerra.

Anche la rivista mílanese Vita e Pensiero si pose come obiettivo la riscossa cattolica. Nell'opposizione al gentilianesimo Monsignor Olgíani e Ludovico Necchi si opposero all’idealismo materialistico intriso di "agnosticismo e ateismo", che aveva creato lo smarrimento interiore dell’uomo moderno.

Ci sì opponeva all’"autonomia dell'uomo da Dìo" e all’affermazione dell'uomo come soggetto che tutto crea . Sì criticava il sistema gentiliano per il vizio individualistico e relativistico, che aveva corroso la modernità, in quanto nè il divenire , che negava il valore dì perennità ad ogni principio morale, nè l'immanenza , che non ne riconosceva la fonte divina, potevano accreditare la ricomparsa di un’entità che non fosse fittizia e non soggetta alla dialettica dello spirito e , per conseguenza , alla storia.

Sì riconosceva alla Chiesa l'assoluto primato e quindi la ultima podestà di piegare lo Stato ai propri fini : il fascismo veniva salutato con favore, in quanto aveva rimesso la Chiesa nello stato.

Lo Stato "avrebbe dovuto essere e non come un fine : non avrebbe potuto distruggere nel soverchiare il diritto naturale della famiglia e il diritto e divino della Chiesa". Infatti Pio XI nel 1931 pubblico' aggiornando la Rerum Novarum , la Quadragesimo anno (1931). Il papa emanò l'encicIica "Mit brennender sorge" (con viva ansia) nel 1937 con esplicito condanna aIIa dottrina nazista.

Si consumo' una ardua battaglia fra mondo cattolico e fascismo ; il nuovo stato si sentì impacciato nel prendere una politica anticIericale. Il terreno più acceso è la qualificazione dell'Italia postconcordataria: se doveva essere uno Stato etico e laico o confessionale e cattolico. Lo stato fascista apparentemente si manifestò come religioso, ma poi fu laico.

 

 

Anche il Frontespizio nato a Firenze nel 129 si pone come "gorilla cattolico" ospitando in sè dibattiti sull'ideologia e la vita sociale dei cattolici. Vi si celebrano i madonnari di Arezzo( Viva Maria del 1799) ed aItre forme controrivoluzionarie. Questa tendenza clericale porta alla revisione in senso cattolico, della tradizione culturale itaIiana. Bargellini accentua l'antimodernismo sul piano religioso. Nella rivista sono ospitati anche i primi ermetici cattolici. Questa esistenza di due anime una più selvaggia e strapaesana ed una moderna europeistica ( Ermetismo: Bo, Luzi, Betocchi).

) connessa con la tradizione del cattolicesimo francese , si fonde in questa comune fede cristiana. La rivista sostiene che la missione dell'Italia fascista è missione di civiltà e giustizia; cattolicesimo significa non neutralità , ma sublimazione della civiltà, ordine, salute fisica e morale. Si ha così la polemica antieuropeista in quanto l'Italia cattolica e fascista non poteva accettare una cultura che non fosse controllata dagli ideali nazionali. ( Chi ama Proust non può amare la serenità e la virilità italiana ).

Gli ermetici si allontaneranno nel '38 con il Manifesto di "Letteratura come vita" di Bo e usciranno dalla rivista. I poeti ermetici partecipano attivamente alla rivista fiorentina Campo di Marte redatta dal~38 al 139 da Pratolini e

da Gatto.

Il cattolìcesimo e i cattolici , come ho cercato di dimostrare, ebbero una notevole influenza nel periodo fascista, essendo legati ad un'etica universale: Invece l’ideologia del fascismo era parziale e pasticciata, con la combinazione dell'obbedienza cieca, cioè al di qua del libero arbitrio e delle sollecitazioni

all'odio dei nemici con il sacro dovere dell'immolazione per la patria per il partito, e il duce. Questo dimostra come il fascismo non abbia avuto una ideologia propria, ma si basi su idee giolittiane e crispiane all'inizio, e poi, su riletture e strumentalizzazionì del pensiero cattolico.

Per questa ragione esso crollò cime un castello di carta.

Non si creò una nuova cultura, ma il modo fascista. La cultura fascista " finì per presentarsi come una religione ( G. Langella). La fonte della mistica era Mussolini : si può parlare del fascismo così come di una cultura "sub specie mistica".

Il Regime cercò in esso un'identità culturale capace di raccogliere il consenso unanime della nazione. Mussolini infatti adoperò la Chiesa sul fronte interno del sentimento religioso italiano e considerandola come instrumentum regni

 

 

B I B L I 0 G R A F I A

 
 
F. Traniello Corso di Storia Contemponea Ed. Sei
 
A. Nozzoli , in "La cultura e il fascismo", Pagg 884~975 in Storia letteratura Italiana, Meridiani d'Italia
 
G.. Langella , Il secolo delle riviste , Milano 1967 ed.. Vita e Pensiero
 
G. Luti , Cronache letterarie delle due guerre, Laterza 1966