LA MALATTIA MORTALE

Massimiliano Badiali

 

(con Mario Luzi)

Massimiliano Badiali è nato ad Arezzo il 24/08/72 è dottore in Lingue e Letterature Straniere Moderne è dottore in Lettere Moderne e ha il diploma di Laurea in Scienze Religiose. E’ maestro abilitato in tutte le discipline e professore di Inglese e Francese ed insegna nella Scuola Statale da sei anni.

Ha pubblicato:

Brandelli d’Inconscio, che ha ricevuto il Premio Libro Edito "Viareggio-Carnevale"," La Mela" di Fabio Frangipani Editore Arezzo 1998;

Piramide di Dignità, Penna d’autore Torino 1999

Sipari di cartapesta pubblicata da Oceano Edizioni Sanremo 2000

Habere Artem pubblicata da Edizioni I Miei Colori, Pontassieve (Fi) 2000, che ha ricevuto il 5° Premio Internazionale Lev Tolstoj.

Moltissimi i premi ricevuti tra cui: LETTERATO DEL 21° SECOLO EDIZIONI UNIVERSUM 2003, AUTORE DELL'ANNO 2004-  1° Certame di Poesia La disfida di Barletta 2003, promosso da Artepoesia con Habere Artem.; 1° Premio Viareggio Carnevale 2000; 1° Premio al concorso Convivium, Festa della poesia dei Libri Libri Editoriale, ’98; 2° Premio Tulliola  2003 di Formia (Lt) con Spume d'esistenza; 2° Premio Pro Loco 2000 di Padova; 2° Premio al Premio Eugenio Mazzinghi di Campi Bisenzio ’98; si consulti http://www.massimilianobadiali.it/curriculum_poetico_di_mbadialipremi.htm

Moltissime le poesie pubblicate in libri : si veda

http://www.massimilianobadiali.it/curriculum_poetico_di_mbadialilibri.htm

Moltissime le poesie pubblicate in riviste letterarie : si veda

http://www.massimilianobadiali.it/curriculum_poetico_di_mbadialiriviste.htm

per le critiche di Mario Luzi, di Jean Rouaud e di altri letterati si consulti

http://www.massimilianobadiali.it/curriculum_poetico_di_mbadialicritiche.htm

 

Per informazioni

massimilianobadiali@hotmail.com

LA MALATTIA MORTALE

Ho sul davanzale fiorito a ginestre coltivati

In rivoli di solitudine fiori opachi

ma nell’oscura soffitta

il vuoto terribile d’ossessione

mi rimbomba dentro

ha la voce dell’inferno

in gola alla disperazione:

Perché la vocazione

non ebbi come dono soprannaturale?

Perché nel rosario dei giorni

chiuso nel cerchio della tentazione,

Sono al limbo condannato

Sospeso tra l’umano corporale

E il divino anelare?

Da quest’angoscia esistenziale

Liberami, Celeste Madre Immortale,

che le mie azioni

su un piedistallo d’argilla pose

e pone e dalla malattia mortale

che la lampada dei sogni un giorno infranse

Ed oggi deliri di coralli

Di materne carezze

Spesso sogno

E sangue d’azzurro

m’infrange

Tra ossi di seppia

Ebbri di luna.

 

 

 

 

SPUME D’ESISTENZA

Per angoli pudici

Ho cascate di pensieri

Bianchi sognato

Nell’appartamento del mondo.

Tra ghirlande di silenzi

Sul ventre

Frammenti

Di paglia nera

Ho dipinto

La divinità

Fra i ceppi delle speranze sole

sulla lavagna del cuore.

Vacillante orfano d’amore

sento deliri d’eternità

in sinceri mistici pensieri

e sogni

Ho raccolto polvere di luna

in riva dell’anima:

in spume d’esistenza.

 

 

PROMETEO

Essenza d’ironia

Nella beffarda sceneggiatura

D’esistenza!

Iracondo e ribelle

Ho giocato ai dadi

Una scommessa vana

Col Destino!

Un riso irrefrenabile

È maledettamente ricaduto

In vuoti di confine

In tombe d’abisso

A segni circolari.

 

NAUFRAGO

Nato da un nume infelice ,

Solo ho passeggiato

Fra fremiti di stelle

Attraverso sentieri

Di cipressi e di frutti spinosi….

Fra trame d’incubi

Smarrito ,

Arso dal sole

Fra brandelli di sogno

Ho camminato

Ed embrioni di dolore….

Tanti passi ho percorso

Mendico

Fra gallerie di ricordi ,

Anelando all’infinito .

Silente l’incedere dei passi…

Fra odissee e tempeste

Scivolo

Per il buio

Tetro

Come un naufrago

Ubriaco d’ombra .

 

 

GRANELLO DI SABBIA

M’inghiotte

Nell’ombra

Come una pietra

Sul cielo.

E sento

L’immortale tormento

L’immobilità delle statue…

Sotto la maschera rossa

Gloria e vergogna.

Ho bussato

Di nuovo

Alla porta

Con la testa insanguinata

Contro il cielo cavo…

Veggente della tenebra bianca

E cieco

Fra derisione

E delirio

Disperso dal riso disperato

Nel vuoto per sempre essere sabbia.

 

MIMESIS

Nella bocca del gregge

Fango ed aceto sputai….. Ma non sono più morto .

Di una divinità vedova

Sento

Di lontana fiamma

L’aperta ribellione…

Intatto involucro

Detesto ,

Ma di panni mimetico-sociali

Vesto

Le vertigini esistenziali .

Del mio sangue

Non è restato che

Di nausea

Intime grida

E nell’umana commedia

Schivo o militante

Mi fingo !

…Dentro

Del dolore

Non ho macchiato

La purezza .

 

DANNATI DAL TEMPIO

Avidi di spirito

Di vita assetati

Ebbri di morte…

Ricerca vana d’infinito.

Macerare le nostre carni

Per la pienezza dell’assoluto…

Dannati dal tempio

Mangiatori d’oppio e d’ostie

Noi anime affamate di spirito

Martoriate d’emotività

Deiette nell’esistenza.

Prigioniere del corpo

Le nostre anime.

Noi cannibali di masochismo

Figli di Dio

Benedetti o dannati.

 

NOTTI SELVAGGE

E narcotizzo i sogni

nel letto dei frustrati

dentro superfici di giorni

amari e senza tempo,

ove ancora l’odore

conserva richiami infernali

di tentazioni di plastica

e lampi di paradisi artificiali.

Né più amo più i bagni di folla

Balsamo delle passate

Mie notti selvagge

In ebbrezza sensuali,

pagine di un vecchio

capitolo esistenziale.

 

O epifania di maturità

Favorevole agli addii

In diafana ascesa!

 

Annegherò nel vino

Tutta la gioventù,

Che il tempo si porta via,

sepolto in polvere d’archivio.

 

MIRAGGI

Il rosso dei papaveri

È troppo intenso

Per questi occhi screpolati e stanchi

Dove distanti risuonano
Echi sommersi
Di spente armonie.

Il paradiso è

un miraggio

tra il portico dei rimorsi,

sonaglio d’insulto

nel sepolcro dell’anima.

 

PIRAMIDE  DI  DIGNITA’

Non è la carezza della rinuncia !

Forse nel pulviscolo

Di luna del cuore

Non ho cercato

Angoli di luce ?

Forse nel seme

Di fuoco dell’anima

Non ho incontrato

Sagome senza calore ?

Nell’oscuro reticolo del tempo

È…vertigine ed enigma !

Ho giocato col sole

Tra rami spogli

E tralci mutilati !

….Prigioniero delle acque

Ho sentito

Stille di pianto

Tra filari di croci

Nella corazza dei miei

Fievoli e flemmatici pensieri .

 

Non è il cristallo di quiete

Che non infiamma il timone

Delle braci del cuore….

E’ il ristagno del veleno

Che pietrifica le sciarpe

Di schiuma dei sogni….

E’ la forza delle mie viscere….

Lava di sangue,

Bianca radice di fuoco…….

Piramide di dignità

.

LACRIME DI SALE

Siedono le ore

Riverbero di vite

Sul davanzale della mia noia

Tra nostalgie

Deposte in trasparente attesa.

Stremati i pensieri

Squartano

Certezze verniciate

Tra rotonde malinconie

di vuoto

Sanguina l’animo

nel laccio dei rimorsi

e si disperde nel mare

col pane duro dei giorni…

Al filo sono appesi

I miei ricordi

Con mollette strette

Fra fili di cotone

Bagnati di lacrime e di sale.

 

FRATELLI

Fratelli,

Siamo così deboli….

Aliti di vento

Gettati nel mare,

Confusi…

Petali azzurri

Che galleggiano

Ebbri di vino…

Così fragili,

Fratelli.

 

INCENDIO

Ho a lungo supposto di avere

Lacrime bianche sugli occhi.

Nero è il mio cielo

in una nube di fumo,

fra tetti sudati

Violato da fiamme altissime…

Bruciata la fede..

Si fonde il ferro, il vetro

E spesso anche il coraggio…

L’eterno ho vissuto

Mutare delle stagioni

In moti d’anima,

Nel cadere delle foglie.

 

BRANDELLI D’INCONSCIO

E seduto su queste assenze

Sento ancora

Se non già

La vita

Che dietro di me

Ha bruciato

Ogni pensiero.

Le nostalgie profumate

Di limoni

Mai raccolte.

 

LA CHIMERA

Cupo di languore

Mutilato

Nell’impero di decadenza

Del virile cuore

Figlio son tuo ,

Chimera ,

Malato

Di un’eco divina….

Non ho del lucumone timbro

Forse che il rantolo…

Non odo

D’ancestrale nostalgia

Sgomento

Che ruggire dentro

Un eroico ed indomito guerriero…..

Il petto , Chimera ,

Immergo

Nel rito della terra ,

Seme del tuo coraggio

Dall’impero di natura

Dona , o madre ,

Al tosco figlio novello ,

Un barbaro spirito austero

‘Che d’etrusco canto sia degno .

 

L’ULIVO

Né più piante

Ho nel mio deserto

Giardino….

Era…

L’abete il mare

Il pino il sole

L’arancio il cielo .

Tu in vita sei ,

Solingo ed austero ,

o Ulivo ,

Profumato di quiete ,

Eco di solitudini

Fra sinfonie di seta .

Limoni in fiore ?

Quanti porti , fratello !

Lembi di cielo

Defunti

Ed arsi allori

Nel sorriso delle acque….

In questi campi della nostra terra

Mi hai svelato

D’avorio le porte

A segreti di mistici richiami

In ombra ed in silenzio….

Tu di me

Fratello sei , o Ulivo ,

Frammento di dignità

Fra soffi di ginestra .

 

 

RISVEGLI

Ho ballato

Tutta la notte

Danze proibite.

Ho ballato

Ridente d’eccessi

Un sacrificio disperato

Tutta la notte.

Al risveglio

Il sipario era calato

Lo spettacolo finito…

E ho rivisto

Lo spettro di me.

Raccolgo la mia salma

Pago masochista ed amorale.

Avevo ballato

La vita

Alla ricerca di amore

Per le tenebre.

 

GIGLI

Lame di velluto

Sul ventre

E petali di calla nuziale

Spossati…

Il lenzuolo

E’ ancora aperto e sgualcito..

E ricordi di gigli

Appassiti

Dopo lunghe fatiche notturne…

Di stami di sogno

Il sapore.

 

CENERE E CIANURO

Olmi senza voce,

Erba senza fiori,

Oasi di cristallo

Ed infrangibili ricordi

Di veleno

Intrisi d’angoscia.

Morire fra le nuvole violette

La nostra eternità

È il sole disperso

Nel mare..

E’ la cenere del ricordo

Ebbra e folle.

Volano le nuvole celesti

E le pietre risuonano..

Ulula lo spirito

Che corre sulla ruggine

Cerchiata di piombo..

Di rame è il cielo

Senza luce alcuna.

La luna bianca

Risplende nei boschi

Come sabbia.

Ma il salice nero

Piange nel vento

Silenzio

E’ la morte dell’ingenuo mio illudermi

E’ il cianuro delle mie sensazioni!

Dormite voi tutte

All’infinito

E’ il vuoto di un vortice

Senza te..

Silenzio.

 

IL TORMENTO

S’è spento

Anche l’ultimo fiammifero

Nella scatola

Delle illusioni

Col nostro passato

Svuotato

Come una piccola clessidra.

 

AMANTI

Chiara è la tua pelle

Alla carezza della luna .

…Sotto le mie nude

Calde carni

Le tue mani….

…Nelle tue

Profondità setose

Tepore di dita…

Tra il vento

Umidi di rugiada

Son gli spasimi….

Ignari frutti

Di margherita

Spossati

Noi…..

Amanti eccitati

Come foglie spoglie .

 

ADRIATICA 

E questo vorrei:
Consumare le nostre solitudini
In una sola fiamma.
Per avvolgerci
in un'unica pelle.


Respiriamo piano...
che le nodose estremità
continuano a cercarsi
nella penombra di spugna

Nell’incostante respiro

Del bosco a frusciare

E del calore dell’eco di gocce

A cadere

Sbocciati siamo

Sorrisi ai sensi

farò di te

un mosaico di baci.

 

BELLI E DANNATI

Abbiamo il vizio colto tra il vento,

prigionieri di un istinto sessuale,

nell’eccitamento veloce nel tempo,

ci siamo traditi,

sulla spiaggia che il mare risale.

Altri raggi bruciano al sole,

carni bianche scoperte al mattino,

è di desiderio il bisogno uguale

pure se il rimorso tutto mina.

Perduti angeli e paradisi,

i sogni nostri ormai cenere sono,

colorati di stanchezza i sorrisi.

Migreremo da rondini libere,

senza altri corpi o visi,

comete cadenti, lacere di vivere.

 

TOUT COURT

E serpeggia evanescente il sapore

Delle tue dolci labbra lontane

Spruzzi di menzogne aspre dietro candore

Assonanze di nostalgia vane!

Troppo sottili del lenzuolo le trame

Addio alle danze del fuoco insane

Alla romanza del cuore

Liquefatta da tristezze arcane.

Fiume ebbro d’amore

Nascondi le cose lontane

Tra loquaci silenzi di dolore

e scie di lacrime amare.

L’orgoglio ha sbranato l’Amore:

Fragil’essere di siccità mentale,

Nient’ostia in bocca del cuore

Per quel Nostro

Cresciuto in sabbie diafane.

 

NOVECENTO

D’evanescenti bagliori

La luna ,

Labile cristallo

Di decadenza

Fra rugginose sbarre

D’arcaiche memorie

Placida e languida

Sparge

La malinconia .

Nient’altro che il cadavere del sole

Raccogli

Novecento .

 

SIPARI DI CARTAPESTA

Opachi all’orizzonte

Vestiti uguali, stessi colori

In confusa festa

Calano logori

I sipari di cartapesta

Con finto fragore

Sulle nostre colpevoli parvenze

Sulle vetrate della notte

Serpeggiano residui di

Confuse e graffiate memorie

Come frecce di sangue nel grano.

Lontano, più tardi

si spegneranno le luci

Nelle città palcoscenico,

Teatro dell’umano.

 

PICCOLO TESTAMENTO

Quando non ti riempie

Che maschera e canto,

Fiori di cartapesta….

Tra lune e soli di lamiera

Sfiorando

Nascoste sfere d’orbite

Stanche

Tra miraggi di serpi e

Echi di merli….

Ti affido qualcosa di me

O di già tuo….

Questa stimata alata

di scaglie di farina lunare

che sanguina pane di pace

nel cosmo estuario, di lacrime.

 

HABERE ARTEM 

Lasciami ai suoni di sempre

A questa penna

Che più del pensiero veloce

Mi sfugge

E calca su fogli leggeri

Labili disegni e incompresi pensieri.

Lascio ad altri tavolozze,

pennelli e sfolgorii

d'effetti

e biacca.
Ho per me

tele sfibrate,

matite consunte
e gessi lisi.


Solo la sillaba

Bramo lieve

nel cono polveroso di luce

Che illumina la mano e il cuore.

 

ARS POETICA

Non c’è più fremito

In questi versi

Né qualche ipotesi d’incantamento.

Lascio scorrere

Note sul pentagramma del fato

Su soffi soluti di certezza

Ove s’increspa

aspro come una spirale

il punto

a conchiudere la frase.

Non resta che il fioco e il tremulo

lume della parola

dentro la sinagoga

del pensiero,

tra le unghie dei versi.