RECENSIONE
A SCRITTI SCIOLTI DI
ALDA FORTINI
Scritti
Sciolti di Alda Fortini è una raccolta intimamente allegorica, non
dominata da un’estasi paesaggistico –contemplativa, come potrebbe apparire
ad una prima lettura, ma sostenuta da una fitta trama simbolica, che, a tratti
inconscia, ma per lo più intellettualistica, carica le pagina di un alone
orfico, di una misteriosa capacità di comunicazione e di una quasi medianica
lettura dell’invisibile. Al centro vi è il tema del viaggio “in un limbo
inferiore in cui è rifiutato il reale”(Romano Leoni, Settembre 1991) dentro
ad un labirinto di simulacri e visioni dove appaiono portici, vicoli, cancelli,
roseti, tutti rifugi claustrofobici e incubi di un’anima che non sa più
manifestare il dolore, ma che è regredita a trasferirlo nel simbolo: nella
poesia Il mercato, infatti, l’animo della poetessa diviene “un
insolito e liso casolare/ nel discreto e spento turbamento”.
Il
dolore si è trasferito nel paesaggio e negli oggetti che divengono correlativo
simbolico dell’animo della Fortini, come è ben evidente nella poesia Vicoli:
Oscuri
e disagevoli vicoli
Dalle
disgregate e scavate facciate
allacciano
stanche e frettolose illusioni.
Ma
presuntuose e vigili gronde
segnate
da neri e fumosi comignoli
sono
in ammessi ed allargati ritagli.
E
sorvegliate sono le coincise botteghe
dagli
spigoli smussati e brevi”.
Siamo
in un universo monotono, nauseabondo e soffocante che la poetessa traspone nel
verso, che presenta una metrica rigidamente scandita da più aggettivi collegati
al sostantivo, spesso resi con assonanze interne, operazione che rende il ritmo
più lento, in quanto la poesia è specchio dello strenuo sforzo di
autochiarificazione. Ed è per questo che la metrica è monocorde, poiché nella
ripetitività dell’assillo d’animo, la poetessa non cambia registro in
quanto la poesia non ha placato l’angoscia che l’aveva determinata: “il
nuovo ed atteso raccolto/ si perde nel brutale e diluito ripetersi”da Il
telaio.
Correlativo
simbolico della vita è un’Aiuola dove non esiste razionalità alcuna,
ma caos (“Si leva una spontanea ed istintiva polvere”), in cui sono
presenti molti dolori (“nodosi e taglienti cespugli /dissipati lungo
burroni e dirupi”) e illusioni ( “ E la nascosta luna si flette e
tace /in arrugginite e scompigliate promesse”). Solo “la tetra e
contraria nebbia rimedia/ al primitivo e rifiutato messaggio” ( da Il
cancello). La salvezza dal labirinto è impedita: mentre l’acqua, simbolo
della vita, non può scorrere (Corre rapida e veloce/ l’acqua fangosa e
consistente del fiume/ per tortuose ed irte rive/contro un’aperta e proibita
finzione” da Il Fiume), la clessidra del tempo avanza (“E la
clessidra pone un ornato e fine desiderio” da La Clessidra) e
alla poetessa non resta che il nulla: “una fila di sciatti e logori
scaffali” (La strada).
L’estrianiamento
dal reale è reso attraverso una potente suggestione evocativa e una emotiva
capacità visionaria, che rimanda alla poesia decadente. Decadente è la poesia
quando assume un tono gozzaniano e prosastico, ove cozza l’aulico con il
quotidiano, l’arte con la lucertola (Il Diario) o ancor più ove
traspone il tema sensuale in un simbolismo floreale inconscio analogo a quello
pascoliano, come splendidamente evocato nella lirica Il bosco :
Ma tenue è
l’umido e limitato muschio
Nelle evitate e
scarse avventure.
E silenzio inquieto
e compatto
Nel
malinconico ed abusato bosco
In
un giorno libero e selvaggio.
Prof.
Massimiliano Badiali