TESINA INTERDISCIPLINARE

PROF. MASSIMILIANO BADIALI

 

 

 

 VENTENNIO FASCISTA

 

 

 

Confronti col nazismo

 

 

 

 

 

PRESENTAZIONE

 

 

STORIA

- Il ventennio fascista, il fascismo gentiliano e quello cattolico

DIRITTO

- Divisione dei Poteri nel Fascismo

- I Patti Lateranensi

ITALIANO

- Il monismo della letteratura: Luigi Pirandello

INGLESE

- English school

SCIENZE DELLE FINANZE

- Intervento del Fascismo nell’economia

GEOGRAFIA

- La Germania

ECONOMIA AZIENDALE

- Le società industriali

(analisi del bilancio d’esercizio).

tiffany and co

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei primi anni del dopoguerra prese corpo in Italia fino a giungere alla conquista del potere e all’instaurazione di una dittatura una forza politica nuova : il fascismo. Si trattava di un fenomeno che non aveva precedenti diretti nel passato per l’applicazione sistematica e generalizzata del metodo della violenza, che pretendeva autogiustificarsi su un’ideologia dell’azione e della vitalità del diritto del più forte. Sotto questo aspetto fu un fenomeno nuovo. L’idea fascista era quella che riteneva che lo stato dovesse essere totalitario ed onnipotente. Il nuovo Stato, così come i fascisti lo concepirono , cercarono di realizzare, mirava dunque ad assorbire, totalmente in se stesso gli individui come i gruppi sociali, le comunità locali come le voci della cultura, le Chiese come le correnti d'opinione. Questo Stato assumeva pertanto gli aspetti di un nuovo idolo, di un dio terreno, a cui tutto doveva essere sacrificato o subordinato. Ma il fascismo non si sarebbe mai imposto se si fosse fatto a capo di una serie di tendenze illiberali e antidemocratiche. In Italia la crisi del partito liberale, le lotte dei socialisti fra riformisti e minimalisti creò la possibilità di questa forza nuova. Di certo il fascismo subì e forse ebbe la sua matrice ideologica nel sindacalismo rivoluzionario di Alceste De Ambris, nella utopia populista dell'impresa di D’Annunzio, nella cultura futurista di Marinetti con l’esaltazione della violenza e della velocità. Anche se Mussolini partì da una visione squadrista, di lotta alla monarchia ed alla Chiesa, fondando i Fasci di combattimento nel 1919, poi si avvicinerà alla filosofia di Gentile, conservatrice e reazionaria. Per questo motivo il fascismo fu alimentato e sostenuto da una parte considerevole di forze conservatrici e liberali. Il regime fascista proponendosi dapprima come difensore della Patria e restauratore della dignità nazionale e poi ben presto proclamando la perfetta identità fra se stesso e lo stato, non doveva lasciare scampo ad alcuna forma di opposizione diretta. Ma gli anni che scorsero dal 1924 al 1928 costituiscono un periodo storico particolarmente caratteristico anche per il nostro paese - l'Italia -, in cui il regime dittatoriale fascista raggiunse una solidità che a molti sembrò indistruttibile. Nel suo discorso del 3 gennaio 1925, Mussolini aveva dichiarato che, in 48 ore, egli avrebbe chiarito la situazione politica interna su tutta l’Italia: i partiti politici (ad eccezione di quello fascista), furono sciolti; i giornali furono dapprima sequestrati periodicamente, poi imbrigliati, tormentati, e rovesciate le loro direttive, ridotti all'impotenza; e, se resistevano, addirittura soppressi; oppure, se si trattava di quotidiani di speciale autorità, costretti a vendersi al Partito unico. Tutte le associazioni ancora tollerate furono sottoposte al controllo delle autorità di Pubblica sicurezza. Ora il fascismo si dà alla pazza gioia di fare della libertà e della Costituzione strumento asservito alla sua volontà di dominio e di potere. La triste catena degli anelli di ogni dittatura si va snodando un giorno dopo l'altro. Viene riesumata la pena di morte, che era gloria italiana avere da più di un secolo abolita, e tale feroce castigo è riservato appunto a colpire i colpevoli di crimini politici. I tribunali ordinari con le loro garanzie per gli imputati non sono ritenuti adatti a giudicare questo genere di reati, per cui si istituisce, fuori di ogni norma e di ogni garanzia, un tribunale speciale, che non soggiace ad alcun diritto di appello. Le carceri si riempiono di comunisti, o cosi detti comunisti, molti dei quali sono degli infelici appartenenti a qualsiasi partito o di nessun partito, ma che hanno mostrato di non gradire il regime attuale e di arrischiarsi a censurare talora qualche punto della sua opera politica o amministrativa. Risorge la condanna al confino per reati politici; lo spionaggio e la denunzia ritornano all'ordine del giorno, e le bilance dei diritti e dei doveri civici sono deliberatamente falsate. L'intolleranza, il diritto alla persecuzione sono (si dichiara apertamente) la fondamentale ideologia della dittatura italiana. Quella che viene, definita la nostra feroce volontà totalitaria sarà perseguita con maggiore ferocia; diventerà veramente l'assillo e la preoccupazione dominante della nostra attività : di fascistizzare la nazione, perchè italiano o fascista sia la stessa cosa... Intransigenza assoluta, ideale e politica. Il fascismo rivoluzionario si oppose al fascismo, che sposò le tesi più tradizionali : dell’esaltazione della patria e della cristianità. Il fascismo nacque e seppe sfruttare le tendenze illiberali ed antidemocratiche già presenti nella cultura del Novecento, diffusasi in vasti settori della media e piccola borghesia, percorsi da una vasta crisi di identità e di sbandamento. Il fascismo fu sostenuto anche dalle classi conservatrici. Gli storici distinguono due fasi all'interno del fascismo : quella gentiliana (1922-1929), e quella cattolico-reazionaria che culminò con i Patti Lateranensi ( dal 1929 al 1940). Se nei primi anni del regime fascista (1922-25), la libertà era tollerata, il 25 Dicembre del '25 la cultura antifascista e la libertà di stampa sono vietate dalle leggi eccezionali sulla Stampa. Secondo la formula mussoliniana di "tutto nello Stato, niente fuori dello Stato, nulla contro lo Stato" la cultura subì attraverso una serie di operazioni una progressiva fascistizzazione; la fascistizzazione integrale della stampa non tese ad eliminare, ma, a fascistizzare i quotidiani: del Corriere deIla Sera e deIla Stampa , per esempio , furono modificate integralmente le linee. Per quanto riguarda la definizione giuridica di fascismo, si è spesso usato il termine di "totalitarismo imperfetto" : questo termine è accettabile a patto che si facciano alcune considerazioni. Intendiamo per totalitarismo un sistema di governo dittatoriale imperniato sulla penetrazione dell'ideologia a ogni livello del corpo sociale e la conseguente distruzione della distinzione tra apparato politico e società, nonché la mobilitazione di quest'ultima a sostegno del regime. I suoi tratti distintivi sono l'ideologia (che fornisce una spiegazione del corso storico ed è guida alla trasformazione della situazione esistente verso un fine ultimo e, in genere, verso un modello di società), il partito unico (organizzato piramidalmente e legittimo detentore dell'ideologia, è fulcro non solo del potere politico, ma penetra tramite ramificazioni e strutture collaterali in tutto il corpo sociale, distruggendo la distinzione tra apparato politico e società), il dittatore (depositario supremo dell'ideologia e posto al vertice del partito -e quindi dell'intera società- concentra nelle sue mani tutto il potere decisionale), il terrore (scatenato contro ogni tipo di opposizione e generatore di consenso). Se inquadrato in questo contesto il fascismo edificò certamente uno stato totalitario. Il termine "imperfetto" è accettabile in quanto in Italia comunque sono sempre stati presenti dei poteri autonomi, che non derivavano dal regime la propria legittimità. Infatti durante tutto il corso storico del fascismo la monarchia continuò a sopravivere, conservando importanti funzioni: il Re era la più alta carica dello stato, aveva il diritto di nomina e di revoca del capo del governo, poteva nominare i senatori ed era comandante in capo delle forze armate. Lo Statuto albertino sopravviveva nella forma, così pure l'intelaiatura del vecchio stato monarchico. Anche qui urge una precisazione: i poteri del Re prima elencati erano del tutto teorici, non potevano avere applicazione pratica, almeno fino a quando il regime non si fosse più trovato stretto intorno al proprio capo. E' comunque innegabile che le redini del paese furono tenute strette da Mussolini in persona e dal partito-stato fascista, almeno fino al 25 luglio 1943. Fino ad allora il Re si limitò ad apporre la propria firma su tutto quello che veniva partorito dal regime, leggi razziali comprese. Così com'è innegabile che le intenzioni del movimento guidato da Mussolini furono, aldilà dei risultati ottenuti, manifestamente totalitarie, come mostra l'opera di edificazione dello stato fascista e l'intensa opera di "fascistizzazione" della società. Il PNF diede questo compito alle proprie organizzazioni collaterali, fondate negli anni successivi al 1925, che avevano proprio lo scopo di riplasmare la società italiana secondo l'ideologia fascista, inquadrando ogni settore del corpo sociale nelle strutture dello partito-stato. Importantissime erano quindi le organizzazioni giovanili di partito, che fornivano anche un indottrinamento ideologico, come i "Figli della lupa" (per i bambini sotto i 12 anni), l' Opera nazionale Balilla (fino ai 18 anni), i Fasci giovanili e i Giovani universitari fascisti. Nelle fabbriche operavano invece i sindacati fascisti e l'Opera nazionale dopolavoro.

All'interno di questo nuovo stato vi fu un’opposizione ovviamente non palese di quegli intellettuali che, oppostisi all’inizio al fascismo, avevano aderito al Manifesto dell’intellettuale antifascista di Croce in risposta Manifesto dell’intellettuale fascista di Gentile. All'interno delI’ideologia fascista nacquero due correnti di pensiero: i fascisti che si rifacevano all’attualismo gentiliano e i fascisti legati alla Chiesa. Da una parte c’erano i revisionisti o movimento di Stracittà (come il Bottai o il Bontempelli direttori rispettivamente di Critica Fascista e di Novecento), che caratterizzarono il pensiero della prima fase del fascismo : nello stesso filone di Gentile volevano la trasformazione del fascismo in stato, la creazione di una classe dirigente, non ripudiando culturalmente la tradizione liberale e il pensiero idealistico di Croce e Gentile e l’interesse per la cultura europea; ritenevano, tout court, lo stato fascista come la naturale prosecuzione del liberalismo. Nella riforma della scuola, da ministro della Pubblica Istruzione, Gentile non considera la pedagogia scienza autonoma, perché nulla è fuori dell’atto del pensiero. La pedagogia è perciò filosofia( il maestro è in atto e il discepolo in potenza). Secondo gentile la vera pedagogia e educazione è la generazione perpetua che il pensiero fa di se stesso. L’educazione è un atto dialettico. Se è lo Spirito che s’incarna nella storia, lo spirito nasce conoscendo la storia. Gentile, così, introdusse la storicizzazione di tutte le materie scolastiche cioè lo studio della storia della Letteratura, storia della Filosofia ecc. Il modello inglese di scuola è distinto dalla nostra scuola, in quanto ispirata ad un maggior pragmatismo e non così fortemente umanistico-idealistica. There are no state nursery schools in the United Kingdom. Some local council volunteer groups and employers organize pre-school playgroups. Children start school at the age of five. In the first year of primary school children learn through play. They paint and play with sand, water and plasticine. They sing, dance and listen to stories. Gymnastics is important, too. The school day lasts from 9.00 to 4.00, five days a week. There is no school on Saturdays. At lunch time children eat a hot meal if their school has a canteen, or else a packed lunch. Each year has a different class teacher. Secondary school is for all children up to the age of sixteen. Most secondary schools are comprehensive: that is, mixed sex and ability. Others are independent or private. A few British private schools are famous. At sixteen boys and girls take the General Certificate of Secondary Education (GCSE) exams. In recent years there have been many changes in education in the UK. Amongst these are the use of computers and language laboratories and of multiple choice questions in exams. In some big cities there are large numbers of immigrant families whose mother tongue is not English. Their children may have difficulty at school. However, they are very hard working. Asian children in particular soon become the best pupils.

In opposizione al fascismo gentiliano vi erano gli intransigenti o rivoluzionari chiamati anche Strapaese. All'interno di questa polemica fra fascismo revisionista di cui la rivista esponente e' Novecento di Bontempelli che sosteneva una cultura europeistica (la rivista infatti era scritta in francese ) e il fascismo squadrista e rivoluzionario raccolto intorno al Selvaggio di Maccari a Colle Val d'Elsa e l'Italiano dì Longanesi a Bologna. Si sviluppano in questo periodo due filoni di decadentismo ideologico: o quello dell’esaltazione ( o estetizzante, tutto forma poca sostanza, in cui si riempie il vuoto di apparenza come in D’Annunzio, nei futuristi e nei fascisti) oppure il decadentismo interiorizzato (ad esempio in Pirandello, in cui l’intellettuale vive dentro il dramma dell’esistenza). L'esempio del disinteresse politico e del monismo della letteratura si sviluppa nella vita di Luigi Pirandello, che in questi anni produsse le sue più grandi opere di teatro. Carattere fondamentale dell'esistenza umana, per Pirandello, è infatti la "deiezione", cioè l’essere gettati nel mondo ignari della propria provenienza e del proprio destino, cioè ignari del senso ultimo della nostra vita. Affidato alla caducità del tempo e alla inevitabilità della morte, l’uomo assiste al mondo, senza sapere perché esiste. Di qui gli sente un senso di assurdità profonda. L’assurdo del vivere deve portare ad accettare l’angoscia dell’esistenza e lo scacco della mortalità dell’uomo. Negli scrittori del Novecento la crisi del ruolo dell’intellettuale si acutizza : lo scrittore vive frustrato nella sua ansia di conoscenza, travolto da violenze oppure si sente come un insetto privo di senso alla ricerca di un rapporto con il reale, che vive con inettitudine ed angoscia. La complessità del reale e l’arrocamento dell’interiorità tipica del personaggio novecentesco comportano tecniche di rappresentazione che insistono sulle rifrazioni e sugli echi che essi hanno nell’interiorità del soggetto. Il narratore dei romanzi novecenteschi è per lo più il narratore interno (Pirandello, Proust, Svevo) : un narratore che è anche protagonista, che presenta un universo limitato nella prospettiva dell’io narrante, di cui vengono registrati conflitti e lacerazioni. Il romanzo novecentesco è, pertanto, cronico-casuale. Importanti mezzi usati per la narrazione sono il flusso di coscienza, il Flashback e il monologo interiore. Nell'Ulisse di Joyce, costruito sulla falsariga dell'epos omerico, usa tecniche innovative: il flusso di coscienza si ricompone in meccanismi associativi, giochi di parole, ed assonanze. Il viaggio dell'Ulisse novecentesco non può avvenire che in un magma linguistico, apparentemente caotico, ma organizzato dall'immaginazione verbale dello scrittore. Nel flusso di coscienza e nella ricerca della disgregazione sintattica della frase, destrutturata di segni e di parole, si può vedere l'influenza dell'avanguardia. Anche a livello tematico il romanzo novecentesco si distingue da quello ottocentesche. Il romanzo classico si proponeva di delectare e docere (divertire e insegnare), questo, invece, non insegna più nulla: presenta infatti degli antieroei, degli inetti e degli uomini senza qualitàIl Croce aveva definito tre malati di nervi i tre decadenti, cosi ci possono apparire come due casi clinici anche Svevo e Pirandello. Ed è anche vero, sono malati di nervi (direi che la malattia nervosa è la malattia fondamentale del '900); sono uomini che si sentono estraniati dalla realtà ambientale e culturale, sono soli contro tutti. Nevrosi, psicosi, schizofrenia (appunto la malattia dell'io) sono le connotazioni di questo tipo di uomo che percorre la letteratura del 900. L'artista decadente protesta contro questa alienazione, o forse anche repressione di libertà dell’uomo. Tutta la cultura del Novecento è il tentativo di allargare il concetto di ragione : una ragione che vuole chiedersi il senso di tutto, il senso del prima e del dopo; una ragione che, scoprendo al proprio interno una ragionevole domanda (chi sono, da dove vengo, dove vado?), cerca di dare a questa una ragionevole risposta. Il « romanzo nuovo » di Pirandello è un romanzo antinaturalista, ove la realtà è l'involucro di un segreto invisibile ed essenziale, l'involucro di un'anima in cui dimora il senso delle cose e della vita. La narrativa precedente era esplicativa, la nuova è interrogativa: l'uomo non sa più chi è. C'è oramai una nuova fisica; all'ottimismo progressista, come abbiamo già detto, subentra un senso di catastrofe; e il personaggio di Pirandello, riconoscendosi dissociato, schizoide (in greco = dividere), diviso tra apparenza e sostanza, tra cuore e mente, desidera tornare ad una risposta, ad una realtà simbolica = riunire ciò che era diviso). Personaggi dissociati, schizoidi dentro di sé, dunque anche fisicamente deformati, anche esteriormente deformi. Così ci appare l'uomo entro un romanzo interrogativo, cioè alla ricerca del significato della vita, ove il protagonista è dissociato, dilacerato, deformato, tutto proteso verso una risposta adeguata alle grandi domande che ha dentro. Pirandello (1867-1936) non guarda la superficie degli avvenimenti storici, ma è cosciente della crisi dell’uomo del suo tempo. Riprendendo l’idea che la vita è flusso continuo dal filosofo Bergson, egli ritiene che l’uomo cerchi di imprigionarla in una forma. Ma la vita non ha regole e l’uomo cerca convenzioni, che se guarda al di là di sé sono fasulle. L’uomo si trova allo specchio e scopre che quello che sa di sé è pochissimo: l’unica certezza è quella di sapere che la vita non ha logica e che cercare la logica nella vita è come cercare il sangue nelle pietre. Nel 1904 pubblica Il fu Mattia Pascal. E’ cosi l'emblema dell'uomo del primo novecento: mettendo incinte due donne ci si rivela come l'uomo che gioca con l'amore, che è possibilità d'interezza per la vita, e una delle principali vie del processo di autoidentificazione. Mattia si accorge però che è la vita a definirlo: si ritrova con due arpie in casa, in miseria, con un lavoro che non richiede alcuna capacità, si ritrova dunque entro la mediocrità; sì autodefinisce « inetto » A quel punto comincia a leggere filosofia, trovandosi « solo mangiato dalla noia » e queste sono due parole-chiave del romanzo. Va sulla spiaggia e si accorge della propria immobilità, che fa sgorgare la domanda: « perché ? ». A quel punto decide di campare alla giornata, adeguarsi alla società: gli nascono due figlie, ma queste due bambine si graffiano nella culla: il male abita nel cuore dell'uomo, se le due bambine si graffiano nella culla; non c'è innocenza neppure in un neonato. Una delle pagine più belle è quella in cui Mattia ricorda la nascita, la breve vita e la straziante morte delle due gemelle. « Erano mie »: in questo possesso-appartenenza. Mattia pare ritrovarsi, comprendere la propria identità, potendo dire « mio » d'un altra persona (le pagg. 86-87 sono intessute degli aggettivi possessivi e dei pronomi personali « Mia, mie, mi, me »). Figlia e madre muoiono però lo stesso giorno, e a quel punto accade la svolta dei romanzo: lui che aveva sempre barato con tutto, soprattutto con l'amore, non aveva però potuto barare con la carne della sua carne, ma anche questa gli era venuta meno. Mattia non può più vivere perché non ha legami né coi passato né coi futuro (né la madre, né la figlia). La sua è una fuga folle nella notte finché giunge a Montecarlo ove gioca e vince « una somma veramente enorme ». Ma subito dopo anche a Montecarlo si parla di noia, di schifo di vivere senza speranza. La sua storia ha però una svolta. Dopo aver vinto sta tornando a casa con le sue 82.000 lire e covando pensieri di rivalsa tipo: "adesso , faccio vedere io, strega d'una suocera, ciabattona d'una moglie!". Ma sulla via del ritorno in treno apprende la notizia giornalistica del proprio «suicidio»: il cadavere di uno sconosciuto è stato evidentemente scambiato per il suo! Si sente dunque libero, d'una libertà come sganciamento dai vincoli ambientali, storici, spazio-temporali. Questa è la grande trovata di Pirandello. Mattia finora non si conosceva, quindi Pirandello non poteva descriverne un'azione che ce lo presentasse dicendoci chi è e cosa vuole. Ma ora è ricco, anagraficamente libero e deciso a ricominciare la vita come uomo autofabbricato: « Stava a me: potevo e dovevo esser l'artefice del mio nuovo destino » (p. 114). Perfetto esempio dunque di potenziale superuomo. Ma la sua storia non giunge a buon fine: Mattia Pascal cerca la felicità ma si accorge di non poterla raggiungere. Anche Pirandello, vicino ideologicamente all'esistenzialismo, s'interroga sul senso della vita, Vitangelo Moscarda in Uno Nessuno e Centomila, dopo la riflessione della moglie sul suo naso, inizio ad interrogarsi sul senso della vita. L'idea di vedersi vivere diviene insopportabile : "non potea vivendo, rappresentarmi a me stesso negli atti della vita (...) vedermi come gli altri mi vedevano; pormi davanti al mio corpo e vederlo vivere come quello di un altro (...) quando mi ponevo davanti ad uno specchio, avveniva come un arresto in me: ogni spontaneità era finita, ogni gesto appariva a me stesso fittizio e rifatto. Io non potevo vedermi vivere ". Ciascuno di noi è divenire, perché la vita è casualità. Ciascuno di noi è uno, nessuno e centomila: siamo tanti quanti coloro che ci osservano. Pirandello, per il quale la storia è una prigione, ha liberato Mattia dalla storia e gli potrebbe chiedere: « adesso mostrami cos'è l'uomo nuovo, di che cosa ha sete quest'uomo contemporaneo cosi triste? »; ma non lo fa, perché anche lui non sa che cosa sia l'uomo nuovo, o meglio lo sa solo negativamente; ha una coscienza del limite strutturale presente nel cuore umano, ma non sa poi indicare la strada verso l'infinito; contesta la strada superomistica dannunziana e non sa però trovarne altre. Ne esce così un nuovo Mattia sgradevole e brutto, ancor più del primo, diverso nell'apparenza ma identico nella sostanza. Così Mattia è sempre più un « forestiero della vita », è sempre in difesa, costringe per due anni la sua vita ad una serie di cautele sempre più inutili, soffoca i suoi sentimenti; è il personaggio negativo, è colui che dice più «no» possibile. Ma è «sospeso in un vuoto strano», la sua ricerca della felicità porta all'infelicità. La conclusione de « Il fu Mattia Pascal » è il ritorno di Mattia al suo paese: li ritrova la moglie risposata con Mino, l'amico di gioventù, e madre di una bambina; non vuole disturbare il loro amore; semplicemente va ogni tanto a mettere dei fiori sulla propria tomba, e il libro, che si era aperto con la frase « io so una sola cosa: che mi chiamo Mattia Pascal » si chiude con una frase simile: « io sono il fu Mattia Pascal». Forse in questo « Pascal » è nascosto il dramma di Blaise Pascal che trecento anni prima arriva alla fede; dramma di una domanda che ora non sa più approdare ad una certezza. Per un attimo Mattia, alias Adriano Meis, pare trovarla nel suo incontro con Adriana, a Roma, ma non può sposarla (per l'anagrafe egli è morto!): ritorna al paese, ma la moglie non è più sua, come non lo erano più state la madre, la figlia, se stesso. E’ solo e si sente « sperduto ». Una drammatica tensione si consuma tra la vita e l'essere che vuole se stesso e vuol darsi una forma, la vita è movimento verso la morte; in ogni forma vitale c'è un senso di finitezza. Pirandello pensa che, perché l'essere viva, bisognerebbe che uccidesse di continuo ogni forma ( Mattia Pascal diviene Meis), ma senza forma l'essere non vive (Adriano Meis è un fu Mania Pascal). Le idee, i codici sono solo maschere e tentativi di cristalizzazione del flusso vitale interno. Non resta all’uomo che diventare pazzo come Enrico IV o natura come Vitangelo Moscarda. Vitangelo Moscarda rappresenta l’inetto, il pazzo, che fuoriesce dalla storia del suo tempo. Nel relativismo politico, a cui Moscarda risponde con la fuga, al termine della prima guerra mondiale, si trovò il pensiero politico italiano. Dopo il fallimento della filosofia gentiliana intorno al 1929, sette anni prima della morte di Pirandello, il fascismo si avvicinò al cattolicesimo. Verso la Chiesa Cattolica il fascismo fece una serie di gesti significativi di benevolenza talora più formali che sostanziali , ma non per questo meno graditi alle gerarchie ecclesiastiche. Ricolloca il crocifisso nelle scuole e negli ospedali , stabilisce con la riforma Gentile l'obbligo dell'insegnamento religioso nelle scuole elementari ( anche se propedeutico alla filosofia) e introduce l'esame di stato. Sottopone a pressioni le minoranze religiose non cattoliche e salva dal fallimento le banche cattoliche. Assume in generale , un atteggiamento ufficiale di rispetto e deferenza verso la Chiesa, proprio quando più violente si facevano, le persecuzioni contro le organizzazioni del movimento cattolico e i sacerdoti antifascisti. Lo scopo immediato di Mussolini era quello di dimostrare la inutilità del Partito Popolare e di valersi del ricatto e della violenza per vincere eventuali opposizioni della Chiesa e del Vaticano. Il congresso di Torino del Partito Popolare(Aprile 1923) che pure aveva alcuni uomini, nel governo Mussolini, ebbe una impronta antifascista, ( datagli da Sturzo e dalla sinistra di Donati). Ciò offrì l'occasione a Mussolini per licenziare i ministri del Partito Popolare, per esercitare pressioni sulla Senta Sede perché la liberasse dall'incomoda presenza di Sturzo ( che si dimise da segretario del Partito ) e per agganciare alcuni uomini del mondo cattolico conservatore, staccatisi dal Partito Popolare: i clerico-fascisti,. Una voIta liberatosi degli oppositori politici, il regime perseguitò apertamente gli intellettuali antifascisti ( Gobetti e Amendola morirono in seguito alle bastonature fasciste, altri furono costretti all'esilio (Sturzo, Togliatti, Terraccini e Salvemini). Con il fallimento della filosofia gentiliana , il fascismo non avendo una base ideologica e consensuale forte, si spostò piano piano verso la Chiesa e il Cattolicesimo. Cercò così di usare la Chiesa, come schermo protettivo dietro cui mascherarsi. L'11 Febbraio 1929 furono stipulati i Patti Lateranensi, con cui veniva risolta la lunga opposizione fra Stato Italiano e Chiesa, dopo la presa di Roma a cui era conseguito il Non Expedit" di Pio IX.

I Patti riconoscevano la sovranità e l'indipendenza del Papa : il concordato inoltre prevedeva le clausole di riconoscimento civile del matrimonio religioso, l'obbligo dell'insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole medie in quanto "fondamento e coronamento dell'istruzione pubblica" il divieto ai sacerdoti apostati di insegnare nelle scuole pubbliche, il riconoscimento da parte statale delle organizzazioni d’Azione Cattolica in quanto esse svolgevano le attività, al di fuori di ogni partito politico. Nel complesso i Patti Lateranensi attuarono una soluzione. Ma il trattato rappresentava una effettiva svolta rispetto alla tradizione liberale. Per la Chiesa la Conciliazione significò la garanzia di un proprio spazio d’azione nell'uniforme ed oppressiva realtà dello Stato fascista. Nel filone degli intellettuali si può ricollegare anche la Storia di Cristo di Papini in cui Gesù è un "Grande Rovesciatore e Supremo Paradossista", inclinando ad iuna visione ribellistica, ma al contempo rivoluzionaria del cattolicesimo. Allo stesso modo, il senese Giuliottì scrive il Dizionario dell’uomo salvatico". Anche il romanziere Tozzi risente di questo clima culturale. Pio XI, infatti, nel 1931 pubblico' aggiornando la Rerum Novarum , la Quadragesimo anno (1931). Il papa emanò l'encicIica "Mit brennender sorge" (con viva ansia) nel 1937 con esplicito condanna aIIa dottrina nazista. Si consumo' una ardua battaglia fra mondo cattolico e fascismo ; il nuovo stato si sentì impacciato nel prendere una politica anticIericale. Il terreno più acceso è la qualificazione dell'Italia postconcordataria: se doveva essere uno Stato etico e laico o confessionale e cattolico. Lo stato fascista apparentemente si manifestò come religioso, ma poi fu laico. Il cattolìcesimo e i cattolici , come ho cercato di dimostrare, ebbero una notevole influenza nel periodo fascista, essendo legati ad un'etica universale: Invece l’ideologia del fascismo era parziale e pasticciata, con la combinazione dell'obbedienza cieca, cioè al di qua del libero arbitrio e delle sollecitazioni all'odio dei nemici con il sacro dovere dell'immolazione per la patria per il partito, e il duce. Questo dimostra come il fascismo non abbia avuto una ideologia propria, ma si basi su idee giolittiane e crispiane all'inizio, e poi, su riletture e strumentalizzazionì del pensiero cattolico. Per questa ragione esso crollò come un castello di carta. Non si creò una nuova cultura, ma il modo fascista. La cultura fascista " finì per presentarsi come una religione ( G. Langella). La fonte della mistica era Mussolini : si può parlare del fascismo così come di una cultura "sub specie mistica" (sotto l’aspetto mistico). Il Regime cercò in esso un'identità culturale capace di raccogliere il consenso unanime della nazione. Mussolini infatti adoperò la Chiesa sul fronte interno del sentimento religioso italiano e considerandola come instrumentum regni (strumento di governo). In campo economico il fascismo non solo non inventò mai nessun nuovo sistema economico, ma anzi piegò la sua politica economica alle esigenze imposte dalla congiuntura, tant'è che non è nemmeno possibile indicare una linea di politica economica che lo ha contraddistinto durante tutto il ventennio. Il Governo Mussolini ebbe la fortuna di esordire in un momento favorevole: all’inizio di un nuovo trend ascendente dell’economia (a livello internazionale si intensificano gli scambi). I primi anni del governo fascista furono caratterizzati da una schietta politica economica liberista, incarnata dal ministro delle finanze De Stefani. Dal 1923 al 1925 si registrò la più ampia applicazione del liberismo economico: si ridussero gli stanziamenti per le spese sociali, le cooperative e gli enti locali, anche se lo Stato si addossò le onerose operazioni di salvataggio dell’Ansaldo e del Banco di Roma. Vennero anche decisi provvedimenti che rafforzassero o agevolassero i rapporti fra industriali e regime. I salari operai dal 1925 accusarono una sensibile flessione. Si rafforzarono le aziende elettriche e la Sip (Società idroelettrica piemontese) si aggiudicò la parte più cospicua della rete telefonica nazionale, incorporando anche la Stipel. Le finanze pubbliche furono un po’ precarie e si ricorse ai prestiti americani, il che comportò una politica di deflazione per garantire solvibilità verso i creditori. Di conseguenza Mussolini preannunciò l’allineamento della lira a ‘quota 90’ nel cambio con la sterlina. In questo modo il fascismo volle rassicurare le classi medie - la deflazione difese i redditi fissi - e rese più stretta l’alleanza con gli imprenditori, dando l’occasione di realizzare un processo di razionalizzazione che rafforzò i gruppi maggiori e accentuò l’evoluzione in senso monopolistico del capitalismo italiano. La competitività dei prodotti italiani all’estero venne garantita dall’abbassamento dei salari. A livello teorico certamente il fascismo si ispirò al corporativismo, il quale, rifiutando il conflitto di classe, presupponeva la direzione diretta dell'economia da parte dalle categorie produttive riunite in corporazioni (formate sia dagli imprenditori che dai lavoratori). Questo sistema non trovò mai un'applicazione concreta, se non nel 1934, quando le corporazioni vennero effettivamente costituite, ma il tutto si risolse nella creazione di una nuova burocrazia parallela a quella statale. Il rovescio della medaglia dell'incremento produttivo fu l'inflazione, il deficit di bilancio e la perdita di valore della lira. Nel 1925 De Stefani venne sostituito dal nuovo ministro Giuseppe Volpi. Il nuovo ministro fu protagonista di una svolta: con lui venne inaugurata la fase protezionista basata sulle politiche deflattive e di stabilizzazione della moneta, oltre che da un maggiore intervento dello stato nelle dinamiche economiche. La creazione del dazio sui cereali (nel 1925), volto a favorire il settore cerealicolo, venne accompagnata da una imponente campagna propagandistica (la "battaglia del grano") volta a sostenere lo sforzo del regime per raggiungere l'autosufficienza nel settore cerealicolo. L'impegno, protrattosi per tutto l'arco del ventennio, venne alla fine parzialmente coronato da un successo, con un ottimo aumento della produzione cerealicola sostenuta dal protezionismo fascista anche a discapito di altri settori. Un anno dopo (1926) un nuovo obiettivo venne posto come centrale dal regime per l'economia italiana: fu quello di stabilizzare la lire ancorandola alla "quota novanta" (90 lire per una sterlina). In un anno anche questo risultato venne raggiunto: la lire recuperò il suo potere d'acquisto. La politica deflazionistica adottata da Volpi ebbe successo e i prezzi calarono. A godere di questi frutti non furono però i lavoratori, che invece continuano a vedersi tagliare i salari. Inoltre il maggior peso acquistato dalla lira sui mercati mondiali rese meno competitivi i prodotti d'esportazione italiani, con un conseguente calo della produzione. Questo non fece altro che favorire la grande concentrazione aziendale. La grande crisi del 1929 ebbe effetti negativi anche sull'economia italiana. Nonostante ciò, essa fu in parte attutita dai provvedimenti precedentemente ricordati, che orientavano la produzione verso il mercato interno. Il pesante calo delle esportazioni e il tracollo dei prezzi si fecero sentire sia in agricoltura che nell'industria. La disoccupazione crebbe a livelli preoccupanti. La prima risposta del regime fu l'ennesimo taglio dei salari industriali. Emerse poi un più coerente disegno economico del governo per rispondere alla crisi: si trattò del massiccio intervento dello stato a sostegno dei settori gravemente colpiti della crisi. Imponente fu anche lo sviluppo dei lavori pubblici (in quegli anni incominciò l'opera di bonifica delle Paludi Pontine) miranti a creare le infrastrutture necessarie per rilanciare la produzione. In campo industriale e nel settore del credito il regime allargò le proprie competenze trasformandosi in un vero e proprio stato imprenditore e banchiere. Le grandi "banche miste" (che controllavano buona parte delle quote azionarie delle maggiori industrie italiane), colpite dalla crisi, rischiarono di portare al collasso l'intero sistema creditizio nazionale. Il governo creò allora l'Imi (istituto mobiliare italiano, 1931) che sostituì le banche nel sostegno alle industrie in crisi e, due anni più tardi l'Iri (istituto per la ricostruzione industriale). Quest'ultimo organismo, dotato di poteri ampissimi, arrivò a controllare le banche in crisi del quale assorbe le quote azionarie di maggioranza di industrie italiane come l'Ansaldo e la Terni. Nel 1937 l'Iri divenne un ente statale permanente e l'originale progetto di riprivatizzazione delle industrie venne abbandonato. In questo modo lo stato controllò una porzione largamente maggioritaria dell'intero comparto industriale nazionale, secondo solo all'URSS nel controllo statale sull'economia. Comunque verso la metà degli anni '30, grazie alla decisa politica economica statale, l'Italia era uscita dalla grande crisi sicuramente meglio rispetto alle altre nazioni europee, seppur a prezzo di un continuo peggioramento nella vita delle classi popolari. Il regime però, dopo questi "successi", impostò una politica tutta basata su costose imprese militari, che non poteva non sottrarre risorse ai consumi per le spese militari. Questa economia di guerra non ebbe nemmeno l'effetto positivo che il riarmo nazista aveva avuto sulle industrie tedesche. Ammantato della propaganda fascista che vedeva l'Italia "proletaria" antagonista alle nazioni "plutocratiche", il "revisionismo" italiano in politica estera non ebbe però effetti pratici, se si esclude una certa tensione nei rapporti diplomatici con la Francia, già tesi per l'ospitalità offerta ai fuoriusciti antifascisti. L'ascesa del nazismo in Germania (gennaio 1933) cambiò lo scenario europeo. Le prime avventurose mosse di Hitler in politica estera destarono allarme e sconcerto: già nel 1933 la Germania ritirò i propri rappresentanti dalla conferenza di Ginevra (dove le grandi potenze mondiali discutevano di limitazione degli armamenti) e, qualche giorno dopo, addirittura dalla Società delle nazioni. Il messaggio fu chiaro: il Reich non ne volle sapere dell'Europa così com'era stata disegnata a Versailles ed era pronta a riarmarsi per sconvolgere tale ordine. Anche il regime fascista, nonostante le indubbie affinità ideologiche col nazismo, pareva guardare con timore all'aggressività tedesca. Nel luglio del 1934 in Austria il cancelliere Engelbert Dollfuss venne ucciso dai nazionalsocialisti austriaci (diretti da Berlino) che tentarono un colpo di stato per realizzare l'"Anschluss" ("annessione") con la Germania: il golpe fallì. Mussolini per precauzione schierò sulla frontiera italo-austriaca quattro divisioni dell'esercito. Hitler fu costretto a cedere. Un anno dopo (aprile 1935) in Germania venne reintrodotta la coscrizione obbligatoria, ennesimo passo verso il riarmo tedesco vietato a Versailles. Francia, Gran Bretagna e Italia, allarmati, riunirono i propri rappresenti in una conferenza a Stresa: lì venne riaffermata la validità degli accordi presi a Locarno nel 1925 (dove Belgio, Francia e Germania trovarono un accordo sull'inviolabilità dei propri confini comuni stabiliti a Versailles) mentre la politica di riarmo nazista fu aspramente criticata, e infine venne ribadito l'impegno comune per l'indipendenza dell'Austria minacciata dalla Germania. Il "fronte di Stresa" venne rotto proprio dall'Italia. Mussolini non fu del resto interessato alla difesa del "sistema di Versailles". In realtà la costruzione di un'alleanza tra l'Italia e le democrazie occidentali era funzionale ai disegni di Mussolini in politica estera. In uno scenario europeo sconvolto dalla politica nazista Francia e Gran Bretagna avevano un bisogno disperato di alleati, chiunque essi fossero: ne trovarono uno nell'Italia ma il fascismo aveva intenzione di far pagare a caro prezzo questo accordo. Mussolini, infatti, preparava un'impresa coloniale contro l'Impero Etiope credendo di poter contare sul tacito assenso di Francia e Gran Bretagna. Col suo imperialismo il regime intendeva nascondere i problemi sociali interni (soprattutto la disoccupazione) cercando di spostare l'attenzione altrove, oltre che di vendicare la sconfitta di Adua, dimostrando così di superare in prestigio la vecchia Italia liberale. Come motivazioni valsero anche lo sbocco offerto alla vocazione imperiale del movimento fascista agitata continuamente dalla propaganda nazional-patriottica in patria. L'aggressione all'Etiopia cominciò nell'ottobre del 1935, senza nemmeno essere preceduta da una formale dichiarazione di guerra. Francia e Inghilterra, però, non poterono tacere l'invasione straniera di un paese membro della Società delle nazioni, ultimo grande stato africano indipendente. La società delle nazioni, effettivamente, si pronunciò per la condanna dell'aggressione italiana e vennero pure adottate delle sanzioni contro l'Italia. Il "fronte di Stresa" era rotto. Mussolini riuscì anche nell'intento di trasformare le sanzioni in uno strumento utile ai suoi fini: esse vennero infatti presentate dalla propaganda di regime come un espediente della congiura internazionale delle "nazioni plutocratiche" contro l'Italia, che in Etiopia voleva solo conquistarsi il proprio "posto al sole". La mossa ebbe successo: le piazze italiane si riempirono di folla inneggiante al regime e al suo capo. Milioni di coppie, in primis quella reale, donarono al regime in difficoltà le proprie fedi nuziali. Solidarietà al paese in guerra arrivò persino da Benedetto Croce. Insomma, l'"impresa" etiopica si trasformò in un grande successo politico per il regime, e i problemi sociali-economici del paese passarono in secondo piano. Le truppe italiane guidate da Pietro Badoglio entrarono in Addis Abeba il 5 maggio 1936. L'accanita resistenza etiope (denigrata dalla stampa fascista con toni razzisti) guidata dall'imperatore Hailé Selassié in persona fu dunque sconfitta, piegata da un esercito indubbiamente più forte. Neanche una settimana dopo Mussolini proclamò l'Impero italiano in Africa orientale, del quale offrì la corona a Vittorio Emanuele III. Il regime fu al massimo del suo splendore e dette l'impressione di aver piegato l'Europa alla sua volontà (le sanzioni vennero revocate già nel '36 e l'Impero venne successivamente riconosciuto dalle democrazie occidentali). Visto che a Mussolini era riuscito il gioco di sfruttare la rivalità tra il Reich e i franco-inglesi perchè non approfittarne ancora? L'Italia inviò circa 50.000 "volontari" (in realtà truppe regolari) in Spagna dove il "pronunciamiento" del generale fascista Francisco Franco contro il legittimo governo repubblicano provocò una guerra civile. Il sostegno italo-tedesco ai falangisti fu decisivo ai fini della sconfitta della Spagna repubblicana e antifascista. Dello stesso periodo fu l'avvicinamento tra Italia e Germania, incominciato già nel 1936 con la firma di un patto d'amicizia conosciuto col nome di "Asse Roma-Berlino". Nell'autunno del '37 l'Italia aderì al "patto anti-Comintern" stipulato da Germania e Giapone. Credendo di poter svolgere una politica da grande potenza a livello internazionale e desideroso di ulteriori vantaggi in campo coloniale, Mussolini pensò che un'alleanza con la Germania non potesse fare altro che aumentare il peso contrattuale dell'Italia sullo scacchiere mondiale. In realtà la posizione dell'Italia fu totalmente subordinata all'aggressività nazista. Mussolini fu comunque convinto che, in vista di una guerra, la Germania fosse l'alleato più forte. Negli anni successivi, quando il disegno nazista emerse in tutta la sua chiarezza, l'Italia non fece altro che seguirne le direttive. Nel marzo del 1938 la Germania annesse a sé l'Austria (Anschluss) senza incontrare nessuna resistenza, per via dall'immobilismo francese e dall'"appeasment" inglese (strategia sostenuta dal primo ministro inglese Neville Chamberlain, che pensava di poter contenere le spinte naziste più aggressive accontentando Hitler sulle questioni "minori". Viene avversata in patria da Winston Churchill, intransigente nei confronti delle pretese naziste). Dopo l'Austria le nuove mire del Reich si spostarono sul territorio cecoslovacco dei Sudeti, abitato da tedeschi. Il governo ceco, legato militarmente alla Francia e all'URSS, rispose concedendo ai tedeschi del proprio paese ampie autonomie. Ma Hitler volle l'annessione. La tensione fu altissima, l'Europa sembra sull'orlo della guerra. Si riescì ad avviare una trattativa. Nel settembre del 1938 alla conferenza di Monaco, complice sempre l'"appeasment" britannico, passò una proposta italiana che consente al Reich l'annessione dei Sudeti. La Cecoslovacchia non fu nemmeno invitata alla Conferenza. L'ennesima concessione al Reich fece tirare a molti un sospiro di sollievo: la guerra fu per il momento scongiurata, nelle piazze europee si festeggiò e si gridò alla pace. Ma la pace di Monaco fu una falsa pace, raggiunta sacrificando all'espansionismo tedesco la Cecoslovacchia. E tale scelta, oltre a screditare totalmente i governi di Francia e Inghilterra, non avrebbe aperto la strada a nuove aggressioni? Winston Churchill: "potevano scegliere tra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno al guerra". Prossimo alla catastrofe e incurante dell'impreparazione dell'esercito italiano, Mussolini strinse un'alleanza militare con Hitler: il "Patto d'Acciaio" viene firmato il 22 maggio 1939. Il nazismo è il complesso ideologico elaborato in Germania da Adolf Hitler in Mein Kempf e divenuto con la presa del potere da parte del partito nazionalsocialista, sistema di governo dal 1933 al 1945. Idea centrale di esso è quella della razza, che si esplicò non solo all’interno (antisemitismo) ma anche nei riguardi dell’estero (superiorità della razza germanica). Uno degli elementi fondamentali del nazismo era l'antisemitismo. Per Hitler gli ebrei non erano una comunità religiosa, ma una razza, e cioè la razza che voleva rovinare tutte le altre. Mescolandosi con gli altri popoli, gli ebrei, secondo Hitler, cercano di imbastardirli, distruggendo la purezza della razza. L'ebreo è il nemico più pericoloso, è cattivo fino in fondo. Hitler disse : "Gli Ebrei sono come i vermi che si annidano nei cadaveri in dissoluzione." L'antisemitismo diventava in Hitler una vera e propria ossessione. Pacifismo, marxismo, la democrazia, il pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la "Lega dei popoli", predecessore del ONU, tutto questo era risultato del lavoro distruttivo e sotterraneo degli ebrei. Hitler: "L'Ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l'umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa." E purtroppo le minacce di Hitler non erano solo parole: si stima che gli ebrei uccisi dai nazisti in tutta l'Europa fossero ca. 6 milioni. Nel 1942 Hitler annunciava "la soluzione finale della questione ebraica". Fino a quel momento la liquidazione fisica di massa degli ebrei si era limitata alla Polonia e alla Russia, adesso si estese a tutta l'Europa e anche i metodi cambiarono. Prima si adoperava la fucilazione di massa, un procedimento che si era rivelato troppo complicato e lento. Cominciarono a funzionare le tristemente famose "camere a gas" che garantivano un lavoro più veloce ed efficace. Le città della Germania alla fine della guerra erano simili a dei paesaggi lunari: 3 milioni di bombe in 10 giorni solo su Amburgo, 250.000 bombe su Francoforte in una unica notte lasciarono molto poco di queste città. Non c'era niente da mangiare, case, riscaldamento e lavoro erano dei sogni. La Germania era paralizzato dall'incubo appena finito della guerra e da 12 anni di dittatura di Hitler. E gli alleati, Gli Stati Uniti, l'Inghilterra, la Francia e l'Unione Sovietica non riuscivano a mettersi d'accordo sul futuro della Germania. In comune avevano solo una preoccupazione: impedire che la Germania ridiventi di nuovo un pericolo per la pace nell'Europa. Appena finita la guerra, comincia subito un'altra: la "Guerra fredda" e la Germania è la prima a farne le spese: dopo 4 anni sotto l'amministrazione degli alleati, nel 1949, la Germania viene divisa, ognuna della due potenze USA e URSS vuole il controllo in una parte della Germania. La divisione accontenta un po' tutti, tranne che i tedeschi stessi. Così nascono due stati che nel tempo si allontanano sempre di più l'uno dall'altro. Il muro di Berlino, costruito nel 1961 è solo il simbolo più vistoso e più crudele di una realtà che diventa presto quotidianità. Il crollo del socialismo nell'est dell'Europa nel 1989 sorprende un po' tutti: nessuno aveva previsto uno sviluppo così rapido e travolgente. La riunificazione, ieri ancora un sogno irrealizzabile, all'improvviso è diventata possibile, ma ancora una

 

volta la velocità con cui arriva, travolge tutti, anche quei politici, che dopo reclameranno la sua paternità.

 

 

La Germania è oggi la più grande potenza economica in Europa e, dopo gli Stati Uniti e il Giappone, la terza nel mondo. I problemi posti dall'unificazione delle due Germanie nel 1990 e le sconvolgenti trasformazioni in atto nelle regioni dell'ex RDT, con il passaggio in tempi accelerati da un'economia pianificata di tipo socialista a una libera economia di mercato, non consentono ancora di dare un quadro unitario dell'economia tedesca. Le differenze tra est e ovest sono ancora enormi: i quarant'anni di divisione e le conseguenze della riunificazione stessa, che per l'economia dell'est erano spesso distruttive, hanno creato dei dislivelli e delle differenze che non sono facilmente colmabili. .

 

 

 

La Germania confina con la Danimarca a Nord, con i Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo e Francia ad Ovest, la Svizzera ed l’Austria a Sud, la Repubblica Ceca e la Polonia ad Est. Monti principali: Zugspitze 2962 m, Hochwanner 2746 m. I fiumi principali sono : il Reno 865 Km (tratto tedesco, totale 1320 Km), l’Elba 700 Km (tratto tedesco, totale 1165 Km), il Danubio 647 Km (tratto tedesco, totale 2858 Km), il Meno 524 Km
I laghi principali sono il Lago di Costanza 305 Km² (parte tedesca, totale 571 Km²), il lago di Müritz 110 Km², il lago di Chiemsee 80 Km².
Le isole principali sono tutte nel Mar del Nord : Rügen 930 Km², Usedom 373 Km² (parte tedesca, totale 445 Km²), Fehmarn 185 Km², Isole Frisoni Orientali e Settentrionali (Sylt 99 Km², Föhr 83 Km²)
Il clima della Germania è continentale nel centro-sud e atlantico nel Nord. La Germania ha una superficie di 357.021 Km². Ha 82.163.500 di abitanti e una delle più alte densità d’Europa: 230 ab/Km². La forma di governo è quella di repubblica federale parlamentare. La capitale è Berlino (3.315.000 ab.). altre città importanti sono: Amburgo 1.600.000 ab. (2.200.000 aggl. urbano), Monaco 1.200.000 ab. (2.000.000 aggl. urbano), Colonia 927.000 ab. (2.985.000 aggl. urbano), Essen 623.000 ab. (6.480.000 aggl. urbano), Francoforte sul Meno 618.000 ab. (3.605.000 aggl. urbano), Dortmund 583.000 ab., Stoccarda 564.000 ab., Düsseldorf 552.000 ab. (3.030.000 aggl. urbano), Lipsia 545.000 ab., Dresda 518.000 ab. I Gruppi etnici sono vari; oltre che ai Tedeschi che sono il 91%, vi sono minoranze come: Turchi 2,5%, Jugoslavi 1%, Italiani 1%, altri 4,5%. La Lingua ufficiale è il Tedesco (ufficiale), e il Danese. La religione presenta il culto cristiano, ma diviso in due diverse confessioni : la cattolica che rappresenta il 33% della popolazione per lo più il Sud, e la protestante che si stima intorno al 35%. Ci sono minoranze mussulmane. La Moneta è il Marco tedesco. La germania è lo stato più ricco d’Europa a livello economico. In economia il bilancio d’esercizio è un documento avente lo scopo di rappresentare la situazione patrimoniale e finanziaria dell’impresa al termine del periodo amministrativo e il risultato economico dell’esercizio. Esso viene redatto secondo determinati principi contabili previsti dalla legge o elaborati da determinate associazioni di dottori commercialisti. Bilancio d’esercizio comprende:

Stato Patrimoniale

Conto economico

Nota integrativa

 

 

Lo STATO PATRIMONIALE rappresenta la composizione qualitativa e quantitativa del patrimonio aziendale alla data di redazione del bilancio d’esercizio. La struttura dello stato patrimoniale può essere così sintetizzata:

1) Impieghi segnalano le modalità con cui l’impresa ha impiegato le risorse finanziarie a disposizione; sono classificate in base alla destinazione nel processo produttivo e i valori vengono esposti al netto delle relative poste rettificative (fondi di ammortamento, svalutazioni, fondi per rischi e oneri, ecc.). All’interno dell’attivo vengono individuate delle classificazioni principali che sono:

a) Crediti verso soci per versamenti ancora dovuti; contiene i crediti eventualmente derivanti dal mancato versamento di una parte di un aumento di capitale già effettuato. Per la conversione in Euro non si pongono particolari problemi, essendo questa una posta monetaria. Eventualmente potrebbero esservi inseriti gli importi dovuti dai soci se l’azienda decidesse di arrotondare il capitale sociale a pagamento ad una cifra superiore rispetto a quella risultante dalla conversione.

b) Immobilizzazioni; Tutti gli elementi patrimoniali destinati ad essere durevolmente utilizzati in ambito aziendale e che ritornano in forma liquida in tempi medio-lunghi. Vengono iscritte nello stato patrimoniale al netto dei relativi fondi di ammortamento e il valore iscritto è legato alla loro residua capacità di utilizzazione. Nel passaggio dalla lira all’euro, in base a quanto detto dalle Commissione europea, non dovrebbero sorgere problemi, in quanto le immobilizzazioni sono poste non monetarie che non dovrebbero generare alcuna differenza di cambio. In realtà questo non è del tutto vero, infatti potrebbero sorgere plusvalenze o minusvalenze nel momento del realizzo del bene immobilizzato e questo succederà se il cambio reale lira/Ecu, considerato che il rapporto Ecu/Euro = 1, avrà subito apprezzamenti o deprezzamenti significativi nel periodo compreso tra l’acquisizione dell’immobilizzazione e quello della conversione.

Esempio:

 

Supponiamo di aver acquistato nel 1991 un impianto del costo storico di 1.000.000 (cambio Lit./Ecu = 1500).

Nel 1998, anno della conversione in Euro, il valore del fondo di ammortamento è di 700.000 (cambio Lit/Euro = 1950).

In questo caso, con la conversione, all’impianto verrà attribuito un valore inferiore a quello reale residuo, infatti:

Lit. 300.000 : 1500 (cambio al momento dell’acquisto) = 200 Euro

200 Euro = Valore reale residuo

Lit. 300.000 : 1950 (cambio al momento della conversione) = 153,85 Euro

153,85 Euro = Valore di bilancio al 31/12/1998

Non potendo rivalutare quest’ultimo valore, per non violare il principio del costo, la sottostima comporterà ammortamenti inferiori a quelli reali e un utile "gonfiato".

Se, invece, per effetto della conversione i valori dovessero essere superiori a quelli reali, dovrebbero essere svalutati, ma la svalutazione non sarebbe fiscalmente deducibile.

 

Le immobilizzazioni si dividono in :

- Immateriali: sono quegli elementi patrimoniali privi di consistenza "fisica" ma che hanno comunque un’utilità ai fini della gestione e che vengono utilizzati per un periodo medio–lungo (comprendono le voci: costi d’impianto, costi di ricerca, sviluppo, pubblicità, diritti di brevetto e di concessione, marchi, licenze, avviamento, immobilizzazioni in corso e acconti).

- Materiali: sono quei beni materiali aventi un ciclo di utilizzo pluriennale o di durata illimitata. (comprendono le voci: terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali, altri beni come mobili e arredi e automezzi, immobilizzazioni in corso e acconti). A loro volta si dividono in: Immobilizzazioni tecniche: beni materiali impiegati normalmente nella gestione caratteristica dell’azienda; Immobilizzazioni non strumentali: beni durevoli non appartenenti alla gestione caratteristica cioè investimenti accessori capaci di produrre redditi autonomi ed estranei all’attività tipica (esempio: fabbricati concessi in locazione a terzi per percepirne dei fitti attivi).

- Finanziarie: sono formate dai crediti per prestiti con scadenza medio-lunga concessi a terzi dall’azienda e dagli investimenti durevoli nel capitale proprio di altre aziende (partecipazioni). Partecipazioni in imprese controllate, collegate ed in altre imprese: investimenti di capitale dai quali l’azienda ottiene remunerazioni sotto forma di quote di utili. A differenza delle altre immobilizzazioni, le partecipazioni in controllate e collegate vengono valutate in base al criterio del costo o a quello del patrimonio netto, da questo possono derivare svalutazioni e/o rivalutazioni. Tenendo presente il principio della prudenza, le svalutazioni concorrono a formare il reddito, invece le rivalutazioni vengono patrimonializzate, cioè vengono iscritte in un fondo di riserva non distribuibile. Invece le partecipazioni in altre imprese vengono valutate al costo d’acquisto; si procede alla loro svalutazione solo se alla chiusura il valore risulta durevolmente inferiore. Prestiti a medio lungo termine concessi a terzi: mutui attivi dai quali l’azienda percepisce degli interessi attivi.

c) Attivo circolante; Tutti gli elementi attivi del patrimonio che presumibilmente ritorneranno in forma liquida nel breve periodo, cioè che ritorneranno in forma monetaria in un tempo non superiore all’anno.

d) Ratei e risconti attivi; comprende i risconti attivi, cioè quote di costi sostenuti e rilevati nell’esercizio ma di competenza di esercizi successivi, e ratei attivi, cioè quote di ricavi di competenza dell’esercizio ma che si riscuoteranno solo nell’esercizio successivo.

Le fonti di finanziamento. Fonti di Finanziamento è’ costituito dalle fonti di finanziamento utilizzate dalla società per fronteggiare il fabbisogno finanziario derivante dagli investimenti; è suddiviso in classi in base all’origine delle fonti di finanziamento con separata indicazione dei debiti che scadono oltre l’esercizio. Il passivo può essere suddiviso in:

 

a) Patrimonio netto. esprime la consistenza del patrimonio di proprietà dell’impresa ed è dato dalla differenza tra i totali dell’attivo e del passivo risultanti dal bilancio. Il patrimonio netto viene scomposto in "parti ideali" per distinguere la parte derivante dall’apporto dei soci, dalla parte derivante dall’autofinanziamento proprio. Le parti ideali del patrimonio netto sono:

b) Capitale sociale; si rende necessario adeguare il valore nominale unitario delle azioni o quote, sia il valore complessivo. Essendo il patrimonio netto posta non monetaria si pone il problema se utilizzare per la conversione i cambi relativi ai momenti in cui si è formato il patrimonio o il cambio fisso di conversione. Il problema che si presenta è di notevole rilevanza considerando che il valore in Euro che ne risulta è profondamente diverso nell’uno o nell’altro caso. Per la conversione in Euro del valore nominale delle azioni sorgono dei problemi di arrotondamento, infatti è necessario considerare che l’Euro prevede due decimali, i centesimi in Euro (può anche essere effettuato a cifra tonda), quindi, se dividendo il valore nominale in lire delle azioni per il tasso di conversione risultasse un valore non finito, sarebbe necessario arrotondare con solo due decimali, o per eccesso o per difetto. L’arrotondamento per eccesso porta ad un aumento di capitale che può essere effettuato in forma gratuita, mediante l’imputazione a C.S. di riserve oppure a pagamento, con versamento da parte dei soci dell’aumento; al contrario un arrotondamento per difetto comporta una riduzione del C.S. che, però, non è effettuabile perché non espressamente prevista dal Codice Civile.

Riserva sovrapprezzo azioni;

Riserva di rivalutazione;

Riserva legale;

Riserva statutaria;

Altre riserve;

Utili o perdite portati a nuovo;

Utili o perdite dell’esercizio.

 

Il Patrimonio Netto è diverso dal capitale sociale in quanto è dato dal Capitale Sociale con l’aggiunta delle riserve e dell’utile non ancora distribuito.

Fondi per rischi e oneri; La voce comprende i fondi derivanti da accantonamenti per fronteggiare la manifestazione di determinati rischi o specifici oneri futuri. Il Codice civile prevede le seguenti categorie: Fondi per trattamento di quiescenza e obblighi simili (es. il trattamento di fine mandato degli amministratori); Fondo per imposte (importi dovuti per imposte probabili oppure per imposte differite); Altri fondi (per oscillazione cambi, per garanzia prodotti, per costi per lavori su commesse, per commesse in perdita, per copertura perdite di società partecipate, per ristrutturazione aziendale per l’adozione dell’Euro). Essendo queste poste trattabili, ai fini dell’Euro, come poste monetarie, per la conversione basta applicare ai valori di bilancio il tasso fisso di conversione.

Trattamento di fine rapporto; Viene qui indicato l’ammontare degli accantonamenti per il trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato a favore dei dipendenti. Tale voce sarebbe assimilabile alle poste non monetarie ,poiché il valore relativo si è formato gradualmente nel tempo con accantonamenti annui. Tuttavia, essendo ugualmente determinabili gli importi da pagare, i problemi per la conversione in Euro si riducono a quelli già esposti per le poste monetarie, cioè alla divisione fra valore in lire e tasso di conversione.

Debiti; rappresentano la componente più significativa di tutto il passivo. Nello stato patrimoniale vengono rappresentati separatamente in funzione dell’esigibilità nell’esercizio o in quelli successivi. Tali poste sono considerate trattabili, ai fini della conversione in Euro, come poste monetarie.

Ratei e risconti passivi. I ratei passivi rappresentano quote di costo di competenza dell’esercizio che avranno la loro manifestazione finanziaria nell’esercizio successivo. I risconti passivi rappresentano componenti positivi di reddito la cui manifestazione finanziaria è già avvenuta nell’esercizio, ma che devono essere rinviati al futuro perché non sono di competenza dell’esercizio stesso. La conversione in Euro dei ratei e risconti passivi non presenta difficoltà trattandosi di poste monetarie.

 

Il CONTO ECONOMICO mostra la formazione del risultato economico dell’esercizio attraverso un prospetto in forma scalare o progressiva, redatto in base a precise disposizioni di legge. Nel Conto Economico sono previsti alcuni risultati parziali, oltre alla classificazione per classi di costi e ricavi. Questi risultati parziali, che consentono un’analisi per indici, sono:

1. Differenza tra valore e costi della produzione;

2. Differenza tra proventi e oneri finanziari, fra plusvalori e minusvalori relativi ad attività finanziarie, fra oneri e proventi straordinari;

3. Risultato prima delle imposte.

L’adozione dell’Euro non comporta problemi di conversione in quanto costi e ricavi saranno rilevati in Euro già al momento del loro sorgere, quindi sarà sufficiente convertire i valori in base al cambio lira/euro. Non sussistono nemmeno problemi per il collegamento l’esercizio successivo, infatti i conti economici relativi ai costi e ai ricavi non vengono riaperti, come invece succede per i conti dello stato patrimoniale.

1) Valore della produzione comprende tutti i componenti di reddito positivi della gestione caratteristica.

Ricavi delle Vendite e delle Prestazioni. Questa voce comprende i ricavi di vendita dei prodotti e delle merci, delle prestazione dei servizi, i ricavi dell’eventuale vendita di materie, materiali e semilavorati acquistati per essere impiegati nella produzione relativi alla gestione caratteristica dell’impresa e vanno indicati in base alla competenza e al netto di eventuali resi, sconti commerciali, abbuoni e premi.
Variazione delle Rimanenze di Prodotti in Corso di Lavorazione, Semilavorati e Finiti. In questa voce vanno iscritte le variazioni delle rimanenze di prodotti in corso di lavorazione, semilavorati e finiti. Se le rimanenze finali sono maggiori di quelle iniziali la variazione va iscritta con in aggiunta, in caso contrario va tolta. La differenza è influenzata dalle eventuali svalutazioni rispetto al costo.
Variazioni dei Lavori in Corso su Ordinazione. Vanno qui iscritte le variazioni in aumento o in diminuzione dei lavori in corso su ordinazione. Vengono indicate separatamente per evidenziarne l’importo.
Incrementi di Immobilizzazioni per Lavori Interni. comprende tutti i costi sostenuti per la realizzazione, con lavori interni, di immobilizzazioni materiali e immateriali che verranno poi iscritte nello Stato Patrimoniale.
Altri Ricavi e Proventi, con Separata Indicazione dei Contributi in Conto Esercizio Questa voce comprende tutti i componenti positivi di reddito non finanziari che possono essere suddivisi in:

2) Costi della produzione comprende tutti i componenti negativi della gestione caratteristica

Per Materie Prime, Sussidiarie, di Consumo e Merci. In questa voce vanno indicati tutti i costi per materie prime, sussidiarie, di consumo e merci, al netto di eventuali resi su acquisti, sconti commerciali, abbuoni e premi. I costi sono comprensivi delle eventuali spese accessorie di acquisto se queste sono incluse nel prezzo di acquisto. Vanno imputate a questa voce anche i costi di importo stimato derivanti da accertamenti, non solo quelli di importo certo.

Per Servizi. Vanno imputati a questa voce tutti quei costi, certi o stimati, al netto di eventuali rettifiche, che derivano dall’acquisto di servizi per l’attività ordinaria dell’impresa. Vanno indicati in questa voce i costi per: trasporti, assicurazioni, energia elettrica, telefono, acqua, riparazioni e manutenzioni eseguite esternamente, lavorazioni eseguite da terzi, consulenze varie, pubblicità, commissioni bancarie, ecc.

Per Godimento di Beni di Terzi. Vanno iscritti in questa voce tutti quei costi, al netto di eventuali rettifiche, sostenuti per il godimento di beni di terzi, siano essi materiali o immateriali, come ad esempio i costi per i canoni di affitto.

Per il Personale Comprende tutti i costi, sostenuti nel corso dell’esercizio, per il personale dipendente.

Salari e stipendi. Vengono qui rilevati i salari e gli stipendi al lordo di ritenute per imposte e oneri sociali a carico del dipendente, in pratica al lordo di tutti gli elementi costitutivi della busta paga.

Oneri sociali. Comprende gli oneri a carico dell’impresa da corrispondere ai vari enti previdenziali ed assicurativi al netto dei contributi che si possono detrarre per legge.

Trattamento di fine rapporto. Viene qui indicato l’accantonamento, di competenza dell’esercizio, per il trattamento di fine rapporto maturato a favore dei dipendenti.

Trattamento di quiescenza e simili. Comprende accantonamenti ed eventuali fondi di previdenza integrativi diversi del TFR previsti a favore dei lavoratori.

Altri costi. Vengono iscritti qui tutti quei costi relativi, direttamente o indirettamente, al personale dipendente che non sono stati scritti in una delle voci specifiche.

e) Ammortamenti e Svalutazioni. Questa voce rileva tutti gli ammortamenti e le svalutazioni ordinarie delle immobilizzazioni materiali ed immateriali e le svalutazioni dei crediti commerciali compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide, indicando separatamente, in apposite sotto voci, gli importi relativi a:
Ammortamento delle immobilizzazioni immateriali;
Ammortamento delle immobilizzazioni materiali;
Altre svalutazioni delle immobilizzazioni;
Svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide;
Variazioni delle Rimanenze di Materie Prime, Sussidiarie, di Consumo e Merci. In questa voce vanno iscritte le differenze fra le rimanenze iniziali e quelle finali relative a materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. Se le rimanenze finali sono maggiori di quelle iniziali vanno iscritte con segno negativo, mentre in caso contrario vanno iscritte con segno positivo.
Accantonamenti per Rischi. Vanno indicati qui gli accantonamenti ai fondi rischi di competenza dell’esercizio, escludendo gli accantonamenti ai fondi per imposte che vanno in altra voce. Possono essere qui inserite anche le differenze su cambi nel passaggio dalla lira all’Euro.
Altri Accantonamenti. Comprende tutti gli altri accantonamenti escludendo quelli ai fondi per imposte, quiescenza e dal TFR, come ad esempio: fondo per garanzia prodotti, per manutenzioni e riparazioni cicliche, ecc.
Oneri Diversi di gestione. Questa è una voce di natura residuale che comprende tutti quei costi della gestione caratteristica che non sono stati iscritti nelle voci precedenti e i costi ordinari delle gestioni accessorie; inoltre vengono qui rilevati i costi tributari diversi dalle imposte dirette. In questa voce potranno essere inseriti i costi ordinari sostenuti per il passaggio dalla lira all’Euro che non siano già stati inseriti in altri raggruppamenti, come ad esempio le consulenze generiche e le ricerche effettuate per l’Euro.

Proventi e oneri finanziari. In quest’area vengono indicati i componenti positivi e negativi relativi agli aspetti finanziari e patrimoniali della gestione.

Proventi da Partecipazioni. In questa voce vengono rilevati tutti i proventi da partecipazioni iscritte sia nelle immobilizzazioni finanziarie che nell’attivo circolante rilevati in base alla competenza. Comprende principalmente: dividendi su partecipazioni al lordo delle ritenute subite e del credito d’imposta, che devono essere però rilevati nell’esercizio in cui ne è stata deliberata la distribuzione; plusvalenze da alienazione di partecipazioni iscritte nell’attivo circolante, ecc.

Altri Proventi Finanziari:

da crediti iscritti nelle immobilizzazioni. Comprende tutti gli interessi attivi da crediti iscritti fra le immobilizzazioni finanziarie, maturati nell’esercizio.

da titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni. Comprende gli interessi maturati nell’esercizio sui titoli a reddito fisso iscritti fra le immobilizzazioni finanziarie

da titoli iscritti nell’attivo circolante che non costituiscono partecipazioni. Comprende gli interessi maturati su titoli facenti parte dell’attivo circolante, cioè su titoli destinati ad essere negoziati frequentemente.

proventi diversi dai precedenti. Questa voce comprende tutti i proventi finanziari non iscritti nelle voci precedenti, come ad esempio: interessi attivi bancari; interessi attivi di mora; interessi attivi su crediti iscritti nell’attivo circolante; ecc.

c) Interessi Passivi e Altri Oneri Finanziari. In questa voce vanno iscritti tutti quegli oneri finanziari non straordinari, a prescindere dalla loro fonte. Vengono qui iscritti ad esempio: interessi e sconti passivi bancari, commissioni e spese bancarie; interessi passivi di mora; perdite su cambi; la quota del disaggio su prestiti di competenza dell’esercizio.

4) Rettifiche di valore di attività finanziarie. In quest’area vengono inserite le rivalutazioni e le svalutazioni (cioè i plusvalori o i minusvalori) delle attività finanziarie.

Rivalutazioni
-.di partecipazioni;
di immobilizzazioni finanziarie;
di titoli iscritti nell’attivo circolante.

Questa voce comprende il "ripristino" del valore delle attività finanziare che erano state soggette a svalutazione non straordinaria per la quale, in questo esercizio, sono venute a mancare le motivazioni.

 

b) Svalutazioni.
di partecipazioni;
di immobilizzazioni finanziarie;
di titoli iscritti nell’attivo circolante.

In questa voce vengono iscritte le svalutazioni di natura non straordinaria.

Proventi e oneri straordinari. In quest’area, che comprende le voci:

Proventi straordinari

Oneri straordinari

Vanno rilevate le plusvalenze e minusvalenze e le sopravvenienze attive e passive derivanti da fatti che non fanno parte della gestione ordinaria. Qui vengono inserite le operazioni di natura straordinaria estranei all’attività ordinaria e che però influiscono sul reddito. In particolare: nei proventi vengono inseriti ad esempio le plusvalenze da alienazione; mentre negli oneri ad esempio le minusvalenze da alienazione e le imposte di esercizi precedenti.

6) Imposte

Imposte sul Reddito dell’Esercizio. In questa voce si rilevano i tributi diretti quali IRPEG e IRAP che vengono iscritte per l’importo di competenza dell’esercizio, comprensivo di acconti, importi versati per ritenuta e saldo.
Imposte correnti.
Vengono rilevate qui le imposte correnti.
– Imposte differite.

LA NOTA INTEGRATIVA ha la funzione di descrivere e informare i destinatari del bilancio non solo sull’origine e le caratteristiche dei valori quantitativi, ma deve anche mostrare la modalità con cui la gestione si è svolta.

Nella nota integrativa possiamo distinguere tre funzioni principali:

 

Funzione ordinaria:

fa sì che i valori siano comprensibili approfondendo elementi della gestione non individuabili nei valori numerici.

Funzione straordinaria:

l’obbligo di informare, i terzi che leggono il bilancio, sui motivi del ricorso a deroghe generali o specifiche.

Funzione informativa supplementare:

la nota integrativa deve essere redatta con chiarezza e precisione concorrendo alla rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica dell’azienda. Il legislatore prevede che se le informazioni richieste dalla legge non siano sufficienti a fornire una rappresentazione veritiera dei fatti, se ne deve dare spiegazione nella nota integrativa.

 

L’articolo 2427 del c.c. dispone che la nota integrativa sia costituita di informazioni che possono essere raggruppate in quattro gruppi:

Criteri di valutazione impiegati nella redazione del bilancio di esercizio. (voce 1)

Analisi delle voci componenti lo Stato Patrimoniale. (voci dalla 2 alla 9)

Analisi delle voci componenti il Conto Economico. (voci dalla 10 alla 14)

Altre informazioni integrative e supplementari. (voci dalla 15 alla 18)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

B I B L I 0 G R A F I A

 

F. Traniello Corso di Storia Contemponea Ed. Sei

A. Nozzoli , in "La cultura e il fascismo", Pagg 884~975 in Storia letteratura Italiana, Meridiani d'Italia

G.. Langella , Il secolo delle riviste , Milano 1967 ed.. Vita e Pensiero

G. Luti , Cronache letterarie delle due guerre, Laterza 1966