CURRICULUM POETICO
MASSIMILIANO BADIALI

  CRITICA DELLA GIORNALISTA SHEILA TIEZZI

CRITICHE LETTERARIE

 

1) sulle poesie della silloge BRANDELLI D'INCONSCIO 

 

" Un nome proprio nuovo per una poesia che , sotto l’esperienza di poesie già note ( versi brevi , strofe in miniatura ) rivela un’inventiva pudicamente nascosta nei dettagli . La parola isolata , unica tratta dal contesto appositamente per creare un contesto diverso dipinge così sentieri inattesi dove amore e morte sono ugualmente trattati per leggeri tocchi , accenni pudichi , brandelli emotivi , tracce minime . In queste liriche , rigorosissime nella loro levità ,non soltanto ogni cosa ha un preciso significato : ogni cosa ed è quel che ancora più conta, ha soprattutto e in primo luogo un preciso valore ".
                                       Marilla Battilana, La Nuova Tribuna Letteraria, Padova , n° 1 trimestre 1998 pag.42 ).
 
 "Autore toscano che indaga sulla vita interiore con chiara forma espressiva, rievocando fasti e nefasti fra Dandismo Dannunziano e stile liberty, dove memento e nemesi storica segnano il cammino della civiltà "
                                                              Gianni Ianuale in Voci del terzo Millennio edizioni Anselmi pag. 29
"Autore giovane, non ancora definitivamente maturo, ma già ben oltre ogni apprendistato. Badiali presenta una trentina di composizioni scarne e rappresentative del suo mondo creativo. colpisce, come aspetto maggiormente originale, il fermo equilibrio tra un'eco sfumata di maledettismo- qui e là venato di accenti morbosi e leggermente orridi, scapigliati e ossianici- e una sostanziale delicatezza e dolcezza di sentimenti, unita ad una valida capacità immaginifica: "E s'apre/il mio cuore/come un fiore/ sotto il cielo// i sepali di lussuria /e i petali di sangue/".
Giacomo Luzzagni Tribuna Letteraria, Lo scaffale, 2000, p.46
Sulla poesia Brandelli d'Inconscio: Brevissimo frammento che ricorda i nostri poeti maggiori e nel suo incipit si appoggia a qualche minimo frammento, un ancora, un già per decidere di affermarsi e nutre ancora incertezze nel suo incedere: guardare dietro con certezza le azioni dovute, i profumi tralasciati, "  i limoni delle nostalgie mai raccolte". Ancora brilla nella poesia una luce, in tanta assenza la vita ha lasciato la possibilità di vivere ancora l'immaginazione.
  Angelo Ferrarini, Premio La Golena, Giuria

 

 
 
2) sulle poesie della silloge PIRAMIDE DI DIGNITA'

 

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L’istinto della ricerca sa che il porto da raggiungere di uno stile avanzato e d’avanguardia raramente riesce a collimare con la brezza leggera di un cielo terso delicata espressione che guiderebbero il poeta verso l’approdo finale. Badiali esaspera positivamente involgendo tutta la tessitura della sua opera, impreziosendola con episodi e frammenti inconsueti e pregnanti, di citazioni, che mai rimandano sterilmente al conseguimento puerile del proprio superamento, ma distendono efficacemente la tematica. Il messaggio che viene raccolto parla d’inquietudine, di un animo minato nelle fondamenta dalla sensibilità, che in vece di uno sbocco automatizzato della narrazione, predilige la verità, stagliandosi sullo sfondo livido di un paesaggio quasi onirico, dove rimane a mezz’aria, attendendo grazia o condanna, errando fino a che odio ed ingiustizia troveranno pace e ristoro nel calore di un corpo idealizzato. Mentre il secolo volge al termine, la fatica di continuare ad essere si protende fino a farsi respiro, straniando la latitudine in cui si perde, ebbro di esaltazione, il ritmo dell’esistenza”
dr. Michelangelo De Matthaeis, Editoriale Sette, Firenze

La raccolta è semplicemente "difficile"; tanto nella comprensione, quanto nella lettura. Troppo spesso le parole prevaricano i significati, o si assiste ad un totale disinteresse verso le regole della punteggiatura e della sintassi. Come se non bastasse non c'è né un metro, né una particolare successione di rime; niente che inviti ad una qualsiasi cadenza. Anche la versificazione è unicamente volta all'esaltazione della parola. Ci sono brani di questa raccolta che mi hanno profondamente colpito, che mi hanno veramente lasciato qualcosa. Sono quelle parti di essa che paiono esser frutto di un'illuminazione momentanea; la diretta trasposizione in parole di altrettante idee, che esemplificano una grandissima sensibilità poetica. Sono passaggi in cui l'artificio è praticamente naturale, frutto diretto della creazione. (Sto parlando di composizioni come "Cuore" e "Telos")
Ringraziandoti e sperando che il mio operato ti sia utile, ti lascio con quattro versi che non dimenticherò:
"...dentro
del dolore
non ho macchiato
la purezza."

Illu.mo Mario Luzi 23 Settembre 1999

 

Questi versi ci catapultano in quella che fu l'epoca d'oro della letteratura greca: Versi dotati di grande passione che lasciano spazio sia alla pacata riflessione sia ad intensi slanci di passione: "Non è il critallo di quiete che non infiamma (Piramide di Dignità)
dr.ssa Rita Stilli

 

3) sulle poesie della silloge SIPARI DI CARTAPESTA
 
 

Massimiliano Badiali Dottore in Lingue e Teologia Nato ad Arezzo il 24/08/72 è un poeta, si può dire affermato, ha vinto alcuni premi importanti, è amico di Peter Russell, Mario Luzzi e Jean Rouaud. Tre poeti di cui ci siamo occupati, anzi n’approfitto per ricordarvi che si cercano sostenitori di Russel per una petizione al capo del governo, affinché provveda per un sussidio perché possa comprare almeno le medicine necessarie per continuare a vivere (scrivetemi che vi spiego dove inviare il sostegno alla petizione). Perdonate la dissertazione.
Stavo dicendo che incontreremo un poeta che si è interessato e s’interessa anche di teatro. Afferma Marilla Battilana (La Nuova Tribuna Letteraria, Padova , n° 1 trimestre 1998 pag.42) «che la sua poesia  rivela un’inventiva pudicamente nascosta nei dettagli» noi, siamo d’accordo con il terzo dei suoi estimatori, di cui non si riesce bene a capire chi è, quando afferma che la poesia del Badiale è «difficile tanto nella comprensione, quanto nella lettura. Troppo spesso le parole prevaricano i significati, o si assiste ad un totale disinteresse verso le regole della punteggiatura e della sintassi»
«Sipari di cartapesta», la poesia che la sorte ha voluto parlassimo, è un perpetuo avvicendarsi di un vertiginoso volo della fantasia. Gli anelli che balzano dal cuore, come lava ardente di un vulcano, contrastano fieramente e tragicamente coi mezzi di cui l’artista, ancora poco esperto del maneggio del verso, poeta d’istinto e non di scuola, dispone per riprodurre la visione poetica interiore che lo soggioga:
« Sulle vetrate della notte
Serpeggiano residui di
Confuse e graffiate memorie
Come frecce di sangue nel grano».
Chi può dire quante volte nella cruda lotta egli vedesse reciso il filo del pensiero, troncato il volo dell'immagine, tramortita la passione nel cuore, e maledicesse il verso, che egli cercava e non trovava, e che adorava pur sempre, come conforto d'ogni sua afflizione, mentr'era il suo carnefice spietato? Chi saprà i concetti sublimi sorti nella sua mente, le visioni superbe naufragate nel vano tentativo di dar loro un'acconcia espressione sia in metrica sia in rima? L'espressione poetica, indocile al pensiero, viene forse macerata dalla medesima fretta con cui l’autore vorrebbe realizzata l’idea:
«Lontano, più tardi
si spegneranno le luci
Nelle città palcoscenico,
Teatro dell’umano».
Da questo tormento eterno esce un verso tormentato, secco, aspro e duro:
« I sipari di cartapesta
Con finto fragore
Sulle nostre colpevoli parvenze»
                                                                                                                 dr. Reno Bromuro



 

4) sulle poesie della silloge HABERE ARTEM

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J’ai lu avec beaucoup d’intérêt votre poésie dans laquelle j’ai retrouvé des thèmes methaphoriques qui me sont familiers: le processus inconscients de mon écriture labyrinthique à explorere les clairs-obscurs de la mémoire. Vous avez bataillé contre les tropisme de l’exercise de pure virtuosité. Dans votre livre il y a le drame de l’homme double, créature déchue et objet d’un perpétuel conflit entre le ciel et l’enfer. Le rythme de la phrase elle-même est fluide, émotionnel , intime et musical.                  
                                                                                  Jean Rouaud, lettera del 16 Aprile 1999

 

Il messaggio che viene raccolto parla d’inquietudine, di un animo minato nelle fondamenta dalla sensibilità, che in vece di uno sbocco automatizzato della narrazione, predilige la verità, stagliandosi sullo sfondo livido di un paesaggio quasi onirico, dove rimane a mezz’aria, attendendo grazia o condanna, errando fino a che odio ed ingiustizia troveranno pace e ristoro nel calore di un corpo idealizzato. Mentre il secolo volge al termine, la fatica di continuare ad essere si protende fino a farsi respiro, straniando la latitudine in cui si perde, ebbro di esaltazione, il ritmo dell’esistenza
Colloquio con Mario Luzi  impressioni registrate sulla poesia Novecento; Viareggio 2000

 

 

Pochi versi decisivi per definire quello che "ditta dentro" quando si scrive.
      Amato Bernabei- 2° Premio Vigonza
 
Massimiliano Badiali è nato sotto il segno della Vergine ad Arezzo, quando il solleone si era appena accovacciato nelle braccia di Morfeo: 24 agosto 1972. Questo poeta non ancora trentenne, laureato in Lingue e Teologia, è riuscito a far collezione di premi letterari, prestigiosi e non, dando alle stampe (fino allo scorso anno), tre raccolte di poesie: «La Mela», «Piramide di dignità» e «Sipari di cartapesta». E’ presidente di Circoli culturali della sua città e, si dichiara amico di Peter Russel, Mario Luzi e Jean Rouaud; ha tradotto per la scuola testi teatrali e di artistica.   Marilla Battilana, a pagina 42 de «La Nuova Tribuna Letteraria, Padova» ha definito la sua arte: «una poesia che, sotto l’esperienza di poesie già note, rivela un’inventiva pudicamente nascosta nei dettagli»; Michelangelo De Matthaeis, nell’Editoriale di Sette, così si esprime: «L’istinto della ricerca sa che è il porto da raggiungere di uno stile avanzato e d’avanguardia raramente riesce a collimare con la brezza leggera di un cielo terso delicata espressione che guiderebbero il poeta verso l’approdo finale».
Tra le poesie pubblicate su  «Interactive People» abbiamo scelto «Lacrime di sale», perché la più comprensibile, strabiliati di come una poesia che riporta il lettore e l’arte poetica ad un periodo oramai sorpassato, se non fosse per la presenza di Mario Luzi, l’ermetismo, sia storico di Montale, sia immaginifico di Ungaretti, oppure quello velatamente cristiano di Caproni, non avrebbe ragione di esistere.  Ecco il motivo della nostra meraviglia nel leggere che questa poesia sia stata presa in considerazione da giurie di premi letterari e da letterati che si stanno facendo un nome nel campo. Da dove scaturisce il fascino dello spirito artistico del Badiale, l'ethos e il pathos della sua poesia, la «tonalità» che pur essendo obsoleta si può dire in brevi e semplici parole: un sentimento del mondo, fondato sopra una ferma fede e un sicuro giudizio; animato da una ro-busta volontà. Quale sia la realtà, Massimiliano la conosce, e nessuna perplessità impedisce o divide e indebolisce il suo conoscere, nel quale il mistero e solo quel tanto a cui bisogna piegarsi riverenti e che è intrinseco alla concezione stessa.
«Riverbero di vite
Sul davanzale della mia noia
Tra nostalgie
Deposte in trasparente attesa».
A Badiali pare, che questo mistero gli si diradasse, negli attimi in cui prova o immagina mistici rapimenti: «Deposte/i in trasparente attesa»; altresì questa mistica cognizione nella sua poesia si traduce, come racconto di un'esperienza che sa di cose ineffabili; e parimente, sa come convenga giudicare i vari affetti umani e come comportarsi verso di essi:
«Stremati pensieri
Squartano
Certezze verniciate
di malinconie stremate
tra ghirlande di silenzi».
La sua volontà non tentenna e oscilla tra ideali discordanti, e non è straziata da desideri o dissidi e contrasti, che non possiamo scoprire nei concetti e negli atteggiamenti nascosti nel profondo delle cose stesse; ma in lui rimangono non sviluppati, e non appartengono alla sua coscienza, che è coscienza compatta e unitaria: fede salda e abito costante, sicurezza del pensare e dell'operare, anche se non più attuale.
Lui sa che le:
«Certezze verniciate
di malinconie stremate
tra ghirlande di silenzi»,
non sono altro che robuste inquadrature intellettive e morali; che il sentimento del mondo, il più vario e complesso sentimento, di uno spirito che ha sperimentato e meditato, è cosciente dei vizi umani e del loro valore. L'inquadratura intellettiva ed etica chiude e domina questa materia tumultuante, che ne è interamente soggiogata, ma come si soggioga e incatena un avversario poderoso, il quale, anche sotto il piede del dominatore, tende i suoi muscoli e si compone in linee grandiose?
«Erano i miei ricordi
Al filo appesi
Con mollette strette,
Fra fili di cotone,
bagnati di sale».
Come possiamo notare, il suo non è altro che l’atteggiamento spirituale, che si e costituito definitivamente, passato e presente sforzandosi di cogliere e determinare le varie definizioni; ma le lacrime sono salate per natura propria e, raramente, o meglio, è un controsenso dire che sono di sale. Accettare questa definizione del poeta è come affermare che, improvvisamente, si sono incontrati critici ed interpreti, circa il carattere della terminologia e della poesia badialesca.
Ma questa energica rappresentazione di una forza che supera e domina la forza stessa è pure, come ogni poesia, rappresentazione di un divenire e non di un divenuto, di un moto e non di un istinto.
Si può affermare che la poesia del Badiale è oggettiva; e lui lo sa, come sa, che è, nello stesso tempo, anche soggettiva, sempre lui, sempre badialesco.
L'assenza di turbamento e di dissidio nella sua concezione del mondo, il suo pensare con nitidezza e il suo volere con determinatezza rappresentare il «suo» mondo spirituale, con netti contorni. L'abolizione di ogni distanza di tempi e diversità di costumi, e uomini e avvenimenti di ogni tempo e collocarli sullo stesso piano è l’unica possibilità per proiettare il transeunte sullo schermo della vita. In questo modo enuncia il carattere della forma e l’intensità, la pre-cisione, la concisione che, certo, domina con la forza del voler esprimere le forti passioni come qualcosa di vigoroso e d'intenso.

                                                                                                dr. Reno Bromuro
 
 

                                                                                     

 

5) sulle poesie della silloge LA MALATTIA MORTALE
 
 
Queste poesie di Massimiliano Badiali procedono a piccoli tocchi, quasi tratteggiate a matita per paura che rimangano impastate nel foglio e non volino verso la mente attenta del lettore. al contrario il transfert avviene quasi subito e la mente non può più sottrarsi alla riflessione indotta dalle parole, dalla loro musicalità interna e profonda aderenza sonora e semantica. Tutto sembra procedere secondo un filo rosso di scoperta e ricerca lirica mai scontata e sempre in linea con il filone tardo poetico novecentesco ( "Riverbero di vite / Sul davanzale della mia noia /  Tra nostalgie / Deposte in trasparente attesa /  Stremati i pensieri squartano / Certezze verniciate..." da Lacrime di sale). in questo altalenarsi di idee e emozioni, i versi nascono con una naturalezza sconcertante, tanto che la ricerca poetica portata avanti dall'autore ne viene quasi fagocitata, pur resistendo negli intenti. E' il fiume in piena delle parole a condurre la mano di chi scrive e a costringerlo ai suoi sinuosi voleri, non ultimo quello dell'amore passionale e vitale come un soffio d'eternità (Addormentato in un letto / di foglie bianche / scopro angoli timidi / invecchiati d'assenza in riva dell'anima" da Eros) Stilisticamente come accennato domina una naturalezza espressiva che nasconde una profonda ricerca linguistica e fonetica, bagaglio fondamentale per una poesia davvero nuova e non più schiacciata da antichi modelli anti-contemporanei.
dr. Giuseppe Lastaria- edizioni il Filo
 
Questa poesia è un inno d'amore all'assoluto, è un canto icastico a Maria, dietro cui si nasconde il dolore e il candore del tormento religioso e umano.
Ill.mo Mario Luzi  impressioni registrate sulla poesia La malattia Mortale. Lettera del 12 Aprile 2004
 
Un lavoro poetico interessante e ricco di suggestioni che tenta di riscoprire una liricità pura del verso. La classiocità stilistica che caratterizza questo testo non appare de modé, ma dimostra una profonda attenzione per l'attualità tematica e descrittiva. Ne emergono sensazioni contrastanti di passione, malinconia e riflessione per certi aspetti, ma sullo sfondo troneggia la tensione verso la conoscenza.
prof. Giulio Perrone 

 

 
5) sulle poesie della silloge SPUME D'ESISTENZA
 

Commento di LUCIANO SOMMA al libro Spume d’esistenza

Bei versi, grande poesia, complimenti! Oggi non è facile trovare una poetica così pregnante ed efficace. L'Arte, quella con l'A maiuscola, è una sottolineatura di ciò che si sente e che si esterna vuoi in prosa che in poesia o in pittura o scultura, insomma in tutte quelle forme artistiche che riescono ad evidenziare un talento.

Luciano Somma 25/03/08

Commento di MAURO MONTACCHIESI al libro Spume d’esistenza
“…in rivoli di solitudine di fiori opachi” (Dalla poesia-La malattia mortale)
Verso, questo, che mi riconduce, per analogia, interpretazione, pàthos ed emozione,
alla struggente malinconia, all’ ostinata solitudine di Marcel Proust, interrotta soltanto da brevi riapparizioni in società e dagli incontri con pochi amici e letterati.
E, come in Proust, evinco l’esigenza di una ricerca tesa a recuperare l’essenza di quanto nel passato fu vissuto solo come esistenza immediata, l’ esigenza di una ricerca tesa a trasformare in presente assoluto quanto era stato consumato come tempo e, perciò, spesso vanificato e perduto “…Perché la vocazione non ebbi come dono soprannaturale?” (Dalla poesia-La malattia mortale).
***“…ma nell’oscura soffitta/il vuoto terribile d’ ossessione/mi rimbomba dentro/ha la voce dell’inferno/in gola alla disperazione:”(Dalla poesia-La malattia mortale)
Questi versi, come potrebbero non ricondurre a Franz Kafka? In lui, l’ isolamento, fu forse più marcato che in Proust, dettato, soprattutto, dai tormenti d’amore, fino a che trovò una ragione di vita accanto a Dora Dymant. Ricorrente è in Kafka, e la stessa ricorrenza evinco dalla sua poesia, dalle sue poesie, Prof. Badiali, la capacità di trasformare in un’ atmosfera di magia ed allucinazione, il problema dell’incomunicabile solitudine della creatura umana in senso lato e del poeta in senso stretto. Creatura umana o poeta, prigioniero in un mondo che non riesce a comprendere.
Ne “Il castello” (postumo-1926-di Franz Kafka), è l’ uomo stesso a cercare la propria accusa, spinto dalla ricerca ossessiva “…il vuoto terribile d’ ossessione” (Dalla poesia-La malattia mortale), spinto dalla ricerca ossessiva di una verità che non si può attingere, se non nella morte (liberazione dalla materia-Labirintismo).
“Da questa angoscia esistenziale,/ liberami…” (Dalla poesia-La malattia mortale).
In questi versi, l’elemento kafkiano è ancor più marcato!
***“Tra ossi di seppia/ebbri di luna…”  (Dalla poesia-La malattia mortale)
La sua poesia, Prof. Badiali, si conclude con l’idea montaliana di cose spente, contemplate come apparizioni indecifrabili in un’ atmosfera di remoto stupore. Un colloquio con la natura, che spinge lontano dalla verità: non resta che “Il male di vivere”, non resta che l’angoscia esistenziale per la crudeltà di un mondo ostile ed indecifrabile da cui sembra impossibile evadere.
***La poesia, nel suo insieme, può essere azzardatamene e cripticamente riconducibile, a tratti, a James Joyce e, soprattutto radicalizzando il concetto, al suo romanzo Ulisse-1922-(..irresoluti Ulisse-Labirintismo), al suo “flusso di coscienza”, (presente anche in Proust)
cioè al libero monologo interiore. Una meravigliosa, allucinante visione notturna, spinta oltre i confini del mondo dei sogni “…che lampada dei sogni un giorno infranse” “Spesso sogno/ e sangue d’ azzurro…” (Dalla poesia-la malattia mortale) 
***Prof. Badiali, mi sono soffermato soltanto su una delle sue poesie o, meglio, su alcuni versi di una sua poesia, poiché sarebbe utopistico per me soltanto pensare di condensare in poche parole il suo repertorio così sconfinato e variegato.
Proust, Kafka, Montale, Joyce. Non ho scelto a caso questi autori, né a caso ho impostato la loro cronologia. Questa mia critica, seppur epigrafica ed estemporanea, contiene un messaggio subliminale di grande auspicio.
Professor Badiali, è impossibile, almeno per me, attribuirLe un’ unica connotazione letteraria, considerando il sincretismo della sua vasta cultura.
Mi appresto all’epilogo con un assunto labirintista, asserendo che Lei è legato ad un doppio Filo di Arianna, laico e teologico, che risulta essere la sua taumaturgica panacea esistenziale. 
Laico, in quanto ragione, in quanto speculazione lirica! Teologico, in quanto fede, in quanto
“…liberami, Celeste Madre Immortale!” (Dalla poesia-La malattia mortale)
Un connubio perfetto che ben si coniuga con i principi tomistici, ovvero con la conciliabilità
di ragione e fede postulata da San Tommaso D’ Aquino.
Quest’ultimo elemento la distingue nettamente e, secondo me, favorevolmente, dai prefàti autori.
 

Mauro Montacchiesi 05/12/08

E’ nel girotondo di una giostra di balocchi, di cavalli a dondolo e mistificazione di antiche sensazioni…..Della poesia di Massimiliano Badiali non cattura l’evocativo, il surreale e crudo evocato reale, ma l’empatico….nella lettura si è colti, catturati in un girotondo d’anime in un transfert così privato e personale da divenire l’essenza stessa di un fenomeno universale. Assoluto e relativo di fondono, si confondono, in quel luogo dove non esiste più o-o ma tutto si denuda per mostrare la sua natura inconscia e  terribilmente e fatalmente onirica. E’ il subliminale, prima ancora del subconscio che esce con tutta una sua forza paradossalmente consapevole e si pone con tutta la certezza della verità soggettiva e soggettivante in un luogo dove al o-o si contrappone l’e-e. Amore e odio, spirito e carne, divinazione e dannazione, memoria della coscienza e memoria di copertura, tutte facce della stessa medaglia; un inconscio prepotente che per anni ha condotto l’autore in una linea espressiva che stupisce e incanta e disorienta alla comprensione il lettore. Una scelta, a mio avviso voluta……un labirinto di idee che non permette al lettore di addentrarsi più avanti….  Che permette al poeta di separarsi, di individualizzarsi artisticamente e umanamente. Negli anni la Poesia di Massimiliano Badiali, ha perso quell’impronta di dover essere, quel tocco che a tratti in maniera stilisticamente stupefacente confondeva volutamente il lettore, per assumere un carattere profondamente autentico per la naturale forza che esprime, nella parola interiormente sentita e vissuta e scaturita dal vissuto espressivo adesso egosintonico dell’autore. Usciamo avvolti da questa lettura, profondamente presi da questo complesso linguaggio dell’essere che con questa nuova raccolta, sembra accettare seguendo i movimenti inconsci dell’autore stesso la relazione dell’ascolto….. Come sospesi, inebriati possiamo cogliere il dolore il colore e il profumo di questo spazio senza tempo di questo luogo che Massimiliano Badiali ci regala, ci offre ci immola. Spume d’Esistenza….. supera la poesia….ci regala il sapore di antiche rimozioni, lo tralcio di violente pulsioni, la potenza evocativa si fonde alla memoria dell’oblio e pare quasi che la parola poesia si rivesta di mille viaggi moti dell’animo, consapevolezza di una condivisione universale e forse destinata ad un drammatico esito positivo: il cambiamento. Tra giostre dorate, cavalli a dondolo passando per rabbia dolore e frustrazione si giunge alle spume…..citando il padre della psicoanalisi in quel luogo “dove l’ombra dell’Oggetto cade sull’Io” .
  dr.ssa e psicologa Valentina Badiali